...... (e che non avrò mai)
Il filosofo Hegel scrisse “a questo punto è pervenuto lo spirito
universale”, così esprimendo il convincimento che la sua filosofia era
ormai quella definitiva, siccome la più sviluppata, ricca e concreta.
I rolleisti sono forse, senza alcun intento di applicare alla loro
passione i principi del massimo esponente dell’idealismo tedesco, degli
hegeliani in campo fotografico e pensano che il progresso sviluppo nel
settore degli apparecchi fotografici si arresti con la 3,5 F,
equipaggiata di Planar a 6 lenti e corredata di esposimetro.
Tutte le realizzazioni successive o sono brutte copie del mito rollei o
sono tentativi falliti di percorrere strade sbagliate.
E le biottica moderne che ancora vengono prodotte in piccola serie per
soddisfare il desiderio dei rolleisti di avere modelli ormai non più
reperibili in condizioni decenti (si pensi alla nuova grandangolo)
vengono considerate poveri tentativi di riprodurre in qualche modo quel
che era perfetto e si è perso per l’inesorabile trascorrere del tempo.
In effetti un qualsiasi modello Rollei con obbiettivo a quattro lenti,
trattato per il colore, è un meraviglioso strumento.
Già una Rolleicord IV offre quindi al dilettante tutto quel che serve
per realizzare le immagini migliori, per quanto consentito dalla sua
creatività. Una 3,5 F dà qualcosa di più e soprattutto è più bella, ma i
risultati sono in pratica uguali e sempre entusiasmanti.
E poi il mercato non offre (e non offrirà mai) nulla di più e di meglio
poiché il fine della produzione è il profitto che si può realizzare
vendendo migliaia di esemplari di apparecchi prodotti in serie a costi
ridotti, non certo costruendo poche decine di capolavori della
tecnologia, con la speranza che vi sia ancora qualche appassionato
disposto a spendere la somma necessaria per remunerare i costi
affrontati dal costruttore.
Le versioni in
produzione hanno certo qualche vantaggio come l'esposimetro con lettura
TTL, lo schermo di messa a fuoco assai più luminoso, il TTL flash, ma
sono semplificate (leggete la prova della nuova
grandangolo),
evidentemente per contenere i costi di produzione.
Eppure l’esame attento di apparecchi più moderni consente di evidenziare
accorgimenti che renderebbero più pratico e più redditizio l’uso della
biottica, senza snaturarne l’impostazione di base.
Provo a sognare.
Prendo come inizio del mio sogno la Rollei IV poiché degli accoppiamenti
tempo diaframma si fa benissimo a meno e la possibilità di usare formati
ridotti è di scarso interesse, anzi, visto che i laboratori operano in
modo automatico, crea solo problemi. Il cappuccio rimovibile è poi un
ingombro in più poiché il
pentaprisma i rolleisti lo tengono in vetrina
ma in realtà non lo usano mai.
Cosa cambierei:
- obbiettivo: una focale da 65 mm, in base alla mia esperienza con
reflex slr, offre un po’ più di profondità di campo ma consente ancora
di usare il fuoco selettivo; l’angolo di ripresa equivale a un 35 mm su
formato LEICA e soddisfa quasi tutte le esigenze senza esasperare
problemi di deformazione prospettica; è sufficiente un’apertura massima
pari a 3,5 per contenere peso, ingombri e costi, tanto una pellicola da
400 ASA risolve i problemi provocati dalla scarsa luce ambiente;
- avanzamento pellicola: il bottone va benissimo per il dilettante che
non pretende di ovviare alla mancanza di un winder (e poi dodici pose
finiscono presto ed è meglio pensare a lungo prima di scattare); però
una manovella pieghevole a scomparsa nel bottone (come nella Mamya 645)
agevola l’avanzamento sul primo fotogramma e l’avvolgimento finale; il
bottone di messa a fuoco dovrebbe trovarsi sul lato opposto, come nella
Rolleicord VA e VB, per evitare spostamenti accidentali, errori di
azionamento ed altro;
- carica pellicola: il dispositivo tasto è un oggetto meraviglioso ma i
punti rossi vanno bene lo stesso; sarebbe gradevole un magazzino
interno, come per la Mamya 645, da acquistare in duplice esemplare e
portare già carico, in modo da velocizzare il cambio pellicola.
- otturatore: va bene il centrale completamente meccanico, indipendente
dalle pile; la levetta con duplice funzione di carica e scatto
dell’otturatore, assistita da pulsante rigido amovibile fa il proprio
dovere; la possibilità di avanzare la pellicola senza caricare
l’otturatore è interessante per il dilettante; per la regolazione vanno
bene le levette, più pratiche delle rotelle dentate, tanto belle a
vedersi; non è necessario il collegamento fra tempi e diaframmi; quanto
meno dovrebbe esservi una possibilità di disinnestarlo stabilmente;
- esposimetro: ci vuole ma non deve agire direttamente su diaframma o
otturatore; sembra indispensabile dipendere in qualche modo dalle pile
(ma una cellula solare non potrebbe fornire l’energia necessaria?);
visto che non è il caso di ripescare un galvanometro, non sarebbe
possibile operare una misurazione ttl a led luminosi per zone dello
schermo, in modo da suggerire se esporre per luci, ombre o .. cambiare
punto di presa?
- contatto flash: un contatto a punto caldo fa comodo, tanto più che la
diffusione dei flash a fotocellula consente di collegare alla macchina
un piccolo lampo pilota con la funzione di fare scattare i .. fratelli
maggiori, opportunamente sistemati e diretti; la slitta dovrebbe essere
in posizione tale da consentire l’utilizzo con l’apparecchio nella borsa
pronto (di fianco in alto?) ed orientabile di 60 gradi in modo da
scegliere se inviare un po’ di luce diretta al soggetto o solamente al
soffitto. Pur con l’uso di un flash ridotto all’essenziale, non munito
di parabola orientabile; andrebbe mantenuto il classico attacco
rollei con fermo;
- schermo rigorosamente con
stigmometro; pare ve ne siano di
modernissimi che garantiscono una visione ed una facilità di messa a
fuoco superlative; d’altra parte, sto per pronunciare una frase
blasfema, fate il confronto con lo schermo di una Kiev 88;
- borsa pronto: fino ad una certa epoca il fondo presentava una comoda
apertura per il collegamento al treppiede; poi tale apertura è
scomparsa, così i fotoamatori spesso praticano tagli orribili a vedersi;
sarebbe utilissimo un foro chiuso da un disco in plastica, avvitato su
apposita sede e rimovibile;
- tracolla: l’attacco classico Rollei è un capolavoro d’ingegneria, ma
il collegamento alla cinghia in cuoio può cedere per l’invecchiamento
del materiale; sarebbe utile disporre di tali attacchi, eventualmente
forniti in duplice coppia per ciascun apparecchio, con asola che ne
consenta il collegamento ad una qualsiasi tracolla, larga o stretta, in
cuoio o in plastica, secondo le preferenze.
È il momento del risveglio: apro l’armadio, prendo una Rolleiflex o una
Rolleicord già caricata e inserita in una borsa vecchia col foro sul
fondo; scelgo seguendo il criterio di ruotare fra le varie macchine di
cui dispongo e parto per la caccia di immagini: qualcosa che mi soddisfa
verrà sicuramente fuori.
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