Elogio della Rolleicord


Nel suo libro sulle biottica moderne Angelo Derqui, a proposito della Rolleicord VB, osserva che il fotoamatore avveduto, scegliendo la Rolleicord, poteva permettersi la qualità Rollei. con una spesa contenuta
Forse questo giudizio è stato letto in chiave riduttiva e al di fuori del contesto in cui è espresso. Sta di fatto che nei negozi che trattano l’usato compaiono esclusivamente le VB e gli altri modelli, a parte la Decò che può interessare come oggetto più che come apparecchio fotografico, sembrano non avere mercato.
Ma lo stesso Derqui ben chiarisce, nelle prime pagine del libro che abbiano appena ricordato, che la presentazione è limitata ad una parte della produzione Rollei. Nel suo Pocket Book, ove è descritta, sia pur sommariamente l’intera produzione Rollei TLR fa notare (pag. 105) che la Rolleicord III, prodotta dal 1950 al 1953 è un modello fondamentale perché già munito di sincronizzazione e di ottiche trattate. A pag. 108) segnala ancora che la Rolleicord IV (prodotta circa dieci anni prima della VB) ha caratteristiche che la avvicinano alla più costosa Rolleiflex.
La spiegazione più diffusa della coesistenza di due modelli che si distinguono per il prezzo prima che per i contenuti è che la F&H ha voluto coprire due fasce diverse di mercato, acquisendo clienti non in grado di sborsare le più rilevanti somme necessarie per una Rolleiflex.
Visti i risultati .. .. sul campo sono invece indotto a concludere che la Rolleicord è stata pensata per offrire al dilettante un’alternativa non tanto economica quanto funzionale.
Dal confronto analitico fra Rolleicord e Rolleiflex appare evidente che la prima aveva tutto ciò che serve al fotoamatore e mancava di ciò che può impacciarlo, mentre la seconda aveva in più quel che (con i limiti offerti dalla tecnologia dell’epoca) poteva servire al professionista. La maggior produttività consentiva infatti di ammortizzare rapidamente il maggiore esborso.
Sono passati 50 anni durante i quali il mondo è cambiato radicalmente in tutti i settori, ma la fotografia amatoriale (parlo di coloro che vanno alla ricerca di una bella immagine per soddisfare un istinto creativo, non di coloro che cercano un gadget destinato ad essere usato per una stagione e dimenticato in un cassetto) ha subito un’evoluzione assai più lenta.
L’appassionato parte da casa con un’idea approssimativa e poi sceglie sul posto gli oggetti che gli paiono utili per realizzare una bella immagine; non rifugge dalla foto sparata per immortalare un’occasione non ripetibile ma per regola medita, prova diversi angoli visuali, si avvicina e si allontana rispetto al soggetto più importante, sceglie gi elementi di contorno, regola il diaframma per avere un fuoco selettivo o la massima nitidezza su tutte le distanze, alza e abbassa il punto di presa, infine scatta e attende il risultato, convinto che un’immagine discutibile può rappresentare almeno un valido suggerimento per realizzarne un’altra migliore.
Per questa attività una Rollei, e come cercherò di dimostrare in seguito, meglio ancora una Rolleicord, può dare qualcosa di più rispetto ad apparecchi moderni più complessi i quali fanno tutto da sé salvo a cadere in errori grossolani quando la situazione non rientra fra quelle programmate dal costruttore.
Diverso discorso va fatto per i professionisti i quali devono realizzare un’immagine che parli da sola come una pagina stampata, riprendere le fasi di un evento in rapida sequenza, avere i risultati subito a disposizione e trasmetterli al quotidiano per via telematica.
Per costoro è improponibile un confronto fra le modalità operative della Rolleiflex più evoluta ed una moderna reflex autofocus motorizzata, con zoom per tutte le focali dal medio grandangolo al medio tele; tale strumento consente di scattare 36 pose in rapida sequenza ed anche di portare di riserva un secondo corpo già carico in modo da rimandare il cambio del rullino. E l’apparecchio può essere magari digitale e consentire l’immediato controllo del risultato e la trasmissione in tempo quasi reale con l’uso di un telefono cellulare.
Ma ritorniamo al nostro dilettante.
Abbiamo esordito indicando, come modello che compie il salto di qualità la IV, prima di procedere a un paragone fra Rolleicord e Rolleiflex .
Vediamo quale è stata l’evoluzione dalla III alla VB.
La Rolleicord III viene commercializzata con ottiche di presa Triotar e Xenar.
La Rolleicord IV nasce con obbiettivo di presa Zeiss Triotar 3,5/70, sulle cui qualità non ho esperienza diretta.
Nella seconda parte della sua breve vita commerciale (agosto 1953 – settembre 1954) viene equipaggiata con lo Xenar 3,5/70 trattato per il colore (un triangolino rosso avverte di tale qualità). È un obiettivo che è poco definire meraviglioso. Ho fatto ingrandimenti incredibili, di 25 – 30 diametri, montando in alto su un mobile il vecchio Durst 609, con obiettivo da 50 mm ed ho impressionato il foglio di carta sensibile sul pavimento: il potere di risoluzione dell’obiettivo si è rivelato superiore a quello offerto dalla pellicola e l’immagine è apparsa ancora perfettamente nitida.
La V offre in più l’accoppiamento tempi – diaframmi, sicuramente utile in determinate circostanze e in linea con le tendenze dell’epoca. Il bottone di messa a fuoco ha ora il diametro di 28,5 mm contro i 24 della III e della IV.
La VA ha il bottone di messa a fuoco spostato sulla sinistra, non per ragioni di maggior funzionalità ma per dare spazio ad un contapose amovibile che può essere sostituito con altro corredo fornito a parte, utile a consentire 16 pose 4, x 5,5 o 4 x 4 o 24 formato 24x36, 28x40, 24x55.
Forse tale opzione è stata offerta poiché, secondo i miei ricordi di vecchio studente con poca grana, intorno agli anni ‘50 i rollfilm avevano un costo proporzionalmente superiore a quello attuale e il risparmio di pellicola poteva essere interessante.  Attualmente i kit per la variazione del formato sono un grazioso oggetto da collezione ma la loro utilità pratica è ben modesta poiché il maggior costo del trattamento in laboratorio per formati diversi dal tradizionale 6x6 è ben più gravoso del modesto risparmio sul costo del negativo e il maggior numero di pose disponibili interessa ben poco a chi ama meditare prima dello scatto. La VB ha il cappuccio amovibile e consente quindi l’uso del pentaprisma. Scompare il bellissimo rivestimento in pelle, sostituito con altro, forse meno delicato ma anche meno vivo, in finta pelle.
In pratica già la IV e la V meritano quindi di essere acquistate, non solo per far bella mostra di sé in qualche vetrina casalinga, ma soprattutto per essere utilizzate nella caccia alle immagini, in luogo di una 3,5 F il cui costo consiglia un uso moderato, come si conviene agli oggetti preziosi.
Vediamo cosa manca alla Rolleicord rispetto alla più corteggiata sorella maggiore.
Non è possibile utilizzare quella meravigliosa cinghia con attacchi automatici il cui infallibile funzionamento mi resta misterioso: se volete usare a macchina senza borsa dovete contentarvi della cinghia di dotazione originale, se la trovate (invero non è molto bella e non mi sembra molto affidabile); o di una qualsiasi cinghia tutto fare, passata per gli attacchi.
Il caricamento della pellicola avviene col sistema dei ”punti rossi” e non col dispositivo tasto che sente l’inizio della pellicola e consente di cambiare il rullo anche alla cieca.
L'avanzamento pellicola è comandato da un anonimo bottone e non da quella meravigliosa leva che sembra anticipare i più moderni studi ergonomici, tanto è agevole da usare, rispettosa dell’integrità del cuoio della borsa, bella nelle forme sinuose,  quasi un pezzo di oreficeria.
L’otturatore non viene caricato dall'avanzamento della pellicola ma da apposita levetta, che può servire anche da scatto, da azionarsi a parte. In pratica un operatore esperto con la Rolleiflex riesce a scattare due e forse tre foto in un secondo, con la Rolleicord passa almeno un secondo tra uno scatto e l’altro.
Manca il blocco dello scatto e quindi se avete caricato l’otturatore dovete stare attenti ad un azionamento accidentale del pulsante.
L’ottica di ripresa, anche nelle ultime versioni, è sempre l’onesto Xenar 3,5, non già un sofisticato Planar 3,5 magari a 6 lenti o 2,8; quello di mira ha una luminosità massima pari a 3,2 anziché 2,8.
Il bottone di messa a fuoco non va oltre il diametro di 28,5 millimetri, mentre sulla Rolleiflex arriva fino a 39 millimetri.
Il pozzetto, anche nella versione amovibile, manca dello specchio per messa a fuoco ad altezza d’occhio.
Tempi e diaframmi sono regolati da anonime levette e non da quelle ruote zigrinate che sono un po’ il simbolo della biottica di altissimo livello.
I bottoni che consentono la rimozione delle bobine di avvolgimento pellicola non rimangono bloccati con la chiusura del dorso.
Non è possibile incorporare un esposimetro e quindi, se non riuscite a procurarvi un raro Rolleilux ancora funzionante, dovete usare un esposimetro esterno (magari una Rollei 35, come suggerisco in altra parte di questo e.book).
Se perdete il pulsante rigido, quasi introvabile (c’è voluta la collaborazione di un amico per pescarne uno in Canada), dovrete usare la levetta oscillante che va benissimo ma rende evidente che si sta usando una Rollei di serie B.
Non riesco a trovare altre caratteristiche tali da rendere la Rolleicord meno pregiata della Rolleiflex ma in esse vedo, sotto l’angolo visuale del dilettante, dei concreti vantaggi.
Anzitutto la costruzione alleggerita da particolari non essenziali consente un peso limitato, per la IV, la V, la VA ad 875 grammi, 940 per la VB, contro i 1220 di una 3,5 F.
Due etti non sono molti ma dopo una lunga passeggiata possono anche farsi sentire.
Se avete la fortuna di disporre di una borsa con frontale amovibile, la cinghia fissata alle fiancate della stessa fa molto bene il proprio dovere. È inutile per un dilettante portare la macchina nuda poiché l’esigenza di una ricarica immediata di regola non si pone.
La carica a punti rossi è meno suggestiva di quella col dispositivo tasto (ma alzi la mano il rolleista che non ha fatto passare la pellicola al di fuori dei due rulli anziché all’interno, con risultati deprimenti). E poi il dilettante carica la macchina la sera prima, pregustando la soddisfazione di arricchire la gita con una caccia alle immagini.
E qui la Rolleicord ha un punto di vantaggio: predisporre la macchina sul primo fotogramma non comporta la carica dell’otturatore. Se la gita dovrà essere rimandata di qualche giorno o settimana per un imprevisto non ci si dovrà preoccupare del pericolo di danneggiare la delicata grande molla. Questo vale anche per i fotogrammi successivi: è sufficiente prender l’abitudine di avanzare la pellicola dopo ogni scatto. L’otturatore potrà essere caricato in una frazione di secondo al momento opportuno e la preziosa molla resterà in riposo. Diviene così inutile il blocco dello scatto (e alzi la mano chi non ha mai perso un sorriso di bambino perché la levetta era stata dimenticata in posizione di blocco.
Quanto all’obbiettivo, parliamoci chiaro: un Planar 2,8 ha una resa meravigliosa e soprattutto intimidisce per la sua bellezza. In qualche caso può darsi che quel mezzo stop in più risolva una situazione. Ma sfido chiunque a distinguere un’immagine scattata con lo Xenar da una scattata col Planar, poiché entrambi superano ampiamente il potere risolutivo della pellicola e forse la costruzione più semplice del primo dà in qualche caso immagini più contrastate.
E qui mi fermo poiché per le altre differenze di dettaglio dovrei continuare a ripetere che si tratta di gadget che al dilettante non servono affatto.
Conclusione: sul mercato dell’usato (sul mercato tout court poiché questi capolavori di ingegneria non si costruiscono più …) una Rolleicord VB costa un terzo e forse un quarto di una 3,5 F di analoghe condizioni.
Una IV, una V e anche una VA non sono di facile reperimento proprio perché il mercato non le richiede e si possono pagare non più di due terzi di una VB.
In conclusione suggerisco a tutti i fotoamatori di affiancare a qualsiasi altro apparecchio modernissimo una Rolleicord. Dopo qualche mese saranno tentati di usarla in esclusiva, salvo i casi eccezionali in cui è assolutamente indispensabile una focale estrema.
E se questo mio invito varrà a vivacizzare il mercato della Rolleicord e a fare uscire dai cassetti qualche esemplare, tanto di guadagnato per chi compra e per chi vende.

E in effetti qualcosa si è mosso.

OoOoOoOoO

 

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