IL
MERCATO DELLE VECCHIE ROLLEI
Una affermazione che compariva sui pieghevoli,
negli anni in cui la produzione Rollei era sulla cresta dell’onda,
suonava più o meno: ben di rado il rolleista si disfa del suo
apparecchio e pertanto la scarsa disponibilità dell’usato ne
mantiene alto il valore.
Attualmente la situazione è un po’ diversa:
l’appassionato conserva gelosamente la propria o le proprie Rollei
e solo eccezionalmente se ne disfa.
Ma l’abbondante produzione postbellica, e un po’
meno prebellica, consente, salvo il caso eccezionale di qualche
modello troppo presto ritirato dal mercato (come la mitica
grandangolo), di alimentare un florido commercio dell’usato poiché
vedove e .. orfani che hanno ampiamente superato la soglia
dell’adolescenza, se non contagiati dalla passione del loro
congiunto, fanno ottimi affari rimettendo in circolazione le
Rollei a lungo conservate in un cassetto.
Il fenomeno è diffuso ed è sommamente positivo
poiché consente l’uso di apparecchi ancora in buone condizioni da
parte di appassionati, con buona soddisfazione degli acquirenti e
dei venditori e forse anche del vecchio proprietario passato a
miglior vita il quale non si rattrista certo se la sua passione
sopravvive in un altro amatore, quasi fiaccola che i corridori si
passano l’un l’altro in una virtuale staffetta.
Il mercato delle Rollei usate ha delle particolari
caratteristiche che lo differenziano da quello delle Leica: il
rolleista vuole usare normalmente il suo gioiello meccanico e
pertanto pretende che esso sia in perfette condizioni di
funzionamento oltre che estetiche e soprattutto che dia i migliori
risultati. Il collezionista Leica ricerca soprattutto il modello
raro ed è disposto a pagarlo di più anche se il funzionamento può
essere dubbio: esempio paradigmatico è quello delle “Tendina
rossa” o delle “Luftwaffe Eigentum” che gli appassionati sono
disposti a pagare somme notevoli se raffrontate al prezzo di una
M6 nuova.
Così le richieste dei rolleisti che iniziano ad
usare la biottica o vogliono affiancare a quella posseduta un
altro modello, riguardano quasi esclusivamente una 3,5 F,
possibilmente munita di Planar a 6 lenti (ovvero con numero di
matricola superiore a 28xxxxx) o una 2,8 F e, se limitate (o
estese) ad una Rolleicord, sono rivolte alla VB.
Un mercato non trascurabile ha anche la 3,5 T che,
pur se alquanto più povera, si paga poco meno di una 3,5 F: è
evidente che la ricerca del modello più recente fa la differenza
rispetto alle più modeste caratteristiche tecniche.
Fortunatamente la produzione di questi modelli è
stata notevole e quindi non è difficile reperire un esemplare in
buono stato.
Paradossalmente è più difficile trovare in
commercio una Automat 3,5, anche se i prezzi degli esemplari in
vendita sono meno della metà rispetto ad una 3,5 F.
Le Rolleicord IV, V e VA poi di fatto non si
trovano poiché gli operatori del settore rifiutano di ritirarle e
qualche sporadico affare si conclude tramite gli annunci sulle
riviste specializzate o tramite E-Bay, a un prezzo che favorisce
chi compra rispetto a chi vende.
Eppure si tratta di apparecchi di altissima
qualità, in grado di dare molte soddisfazioni e di non far
rimpiangere modelli più blasonati.
Sono riuscito fortunosamente a trovare una IV in
buono stato; la VA è un prezioso ricordo della mia giovinezza,
tuttora ben funzionante, ho trovato facilmente una VB ed anzi ho
potuto scegliere fra i molti disponibili, un esemplare con
lastrina stigmometrica. Qualcuno vuole vendermi una V, ovviamente
in condizioni buone?
Un discorso a parte va fatto per l’influenza che
l’ottica di dotazione può avere sulla scelta.
È noto che la Rolleicord ha sempre montato l’ottimo
Xenar 3,5/75 , la cui risoluzione è elevatissima e, per quanto ho
potuto esperimentare con ingrandimenti assurdi, in ordine al 30
diametri, risulta superiore alla resa delle pellicole.
Anche la Rolleiflex 4x4 monta esclusivamente lo
Xenar 3,5/60.
Le Rolleiflex 6x6 montano invece, in alternativa a
Zeiss Tessar e Planar, Schneider Xenar e Xenotar.
Gli esemplari con ottiche Schneider avevano un
costo leggermente inferiore: così, secondo la Guida Fotografica
Vasari dell’anno 1961, che ancora conservo, la 3,5 Planar costava
175.000 lire, la Xenotar 161.000 lire; per la 2,8 i prezzi erano
rispettivamente 203.000 lire e 189.000 lire.
Tanto per avere un’idea del rapporto fra tali costi
e il potere di acquisto: il mio stipendio iniziale nel dicembre
1961 era di lire 76.295 e non era facile mettere d’accordo
l’affitto di casa con pranzo e cena.
Attualmente le Rolleiflex con ottica Xenar o
Xenotar sono divenute invece oggetto di ricerca da parte dei
collezionisti e il loro prezzo è più elevato di un buon 20%.
Se usciamo dalla logica della ricerca di un oggetto
per completare o arricchire una collezione (a me manca un’Automat
con Xenar e una T con Xenar .. .. qualcuno vuole farmi
un'offerta?), si deve riconoscere che le differenze ci sono ma di
scarso rilievo.
Al confronto le immagini scattate con le Rolleicord
appaiono più incise di quelle scattate col Tessar 3.5, anche
quello della T, sottoposto ad un ulteriore trattamento per il
colore; quest'ultimo però rende forse colori più dolci.
Fra Xenotar e Planar a 5 lenti il primo sembra
ugualmente più incisivo; non ho uno Xenotar a 6 lenti; il Planar a
sei lenti mi sembra dia immagini più suggestive rispetto a quello
a 5.
Ma si tratta di valutazioni fatte ad occhio: nella
pratica i risultati sono equivalenti e solo un test con strumenti
sofisticati potrebbe evidenziare le effettive differenze, se pur
vi sono.
Forse in chiusura aspetterete di trovare
un’indicazione circa la rarità dei vari modelli.
Mi spiace deludervi: su questo specifico argomento
potete trovare ogni utile indicazione nel Book di Derqui: io non
potrei fare altro che riassumere i dati da lui forniti; preferisco
quindi rinviare alla lettura di quel libro, fedele alla regola di
non fare oscura glossa a chiaro testo.
OoOoOoO
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