Come modulare la luce
Fotografare significa scrivere con la
luce, ma la luce non è solamente quella del sole, della luna, del
fulmine, della pubblica illuminazione, in una parola la sorgente
luminosa che l’operatore trova e cerca di utilizzare al meglio, ma
anche quella che può essere creata artificialmente, al fine di
fissare un’immagine che è nostra due volte in quanto ce la siamo
prefigurata in una veste che noi stessi abbiamo pensato e
prodotto artificialmente. Il massimo livello operativo si
raggiunge ovviamente in studio attrezzato con tendaggi e pannelli
riflettenti che adattano la luce esterna e con lampade artificiali
che possono essere spostate in modo da mettere in evidenza, e
magari simulare, speciali caratteristiche del soggetto e sopperire
all'insufficienza o mancanza della luce naturale. Anche il dilettante può
ovviamente munirsi di un’attrezzatura di tale tipo. Ma in genere
gli interessi del fotoamatore si indirizzano ad una varietà di
condizioni operative e
mirano a cogliere situazioni reali, con qualche aggiustamento,
piuttosto che a riprendere situazioni appositamente create.
Rientra nella pratica corrente l'uso
più o meno intenso di un flash, quanto meno di appoggio, e il
fotoamatore deve quindi provvedere alle varie regolazioni.
Le biottica più
recenti, a partire dalla GX, pur conservando il tradizionale
attacco per il cavetto di collegamento al lampeggiatore, hanno una
solida slitta con collegamento a punto caldo che consente anche di
utilizzare, mediante apposito adattatore SCA 356,
l'automatismo dato dall'opzione TTL flash.
Devo confessare
un mio limite culturale o forse operativo: non riesco ad
apprezzare questa possibilità che toglie al fotografo il controllo
sull'esposizione e impedisce di influire sull'azione di
altre sorgenti luminose, siano esse naturali o artificiali. Mi
riesce se mai più congeniale quel parziale automatismo, di cui sono ormai
dotati tutti i lampeggiatori, che consente di predisporre il
diaframma in funzione della sensibilità della pellicola e demanda al sensore
solo il compito di adattare l'intensità
del lampo alla variazione, entro un ambito determinato, della distanza rispetto al
soggetto.
Ma non vi sono
apprezzabili difficoltà per il calcolo dell'esatto diaframma
sulla base del numero guida, dividendo lo stesso per la distanza
tra l'apparecchio e il soggetto. L'arrotondamento per
eccesso è ampiamente tollerato, almeno dal negativo, sia esso a
colori o bianco e nero.
Questo calcolo
vale per il
caso, invero non molto frequente, di impiego di un solo
lampeggiatore, puntato direttamente sul soggetto, in condizioni di
illuminazione ambiente tali da risultare ininfluenti.
I risultati non
sono appaganti poiché inevitabilmente si
forma alle spalle del soggetto una zona buia che si vede
nell'immagine come una sorta di aureola scura.
L'impiego più
diffuso del flash è di appoggio ad una luce ambiente non
trascurabile ma insufficiente a rendere ben leggibili le parti più
in ombra. Esempio tradizionale è il soggetto che dà le
spalle ad una finestra da cui penetra una luce diffusa da un tendaggio chiaro. Un flash
puntato direttamente schiarisce la zona più in ombra e la rende
leggibile. Il diaframma può essere determinato dividendo il numero
guida per la distanza e chiudendo di un mezzo stop. Il
tempo di esposizione, almeno fino ad 1/250, non ha influenza alcuna sull'effetto della
luce lampo e può essere invece utilizzato per dosare l'apporto di quella naturale. Una lettura con esposimetro della
parte più luminosa può indicare il tempo più adatto per il diaframma scelto
e consente una regolare esposizione
per le parti colpite dalla luce ambiente. Con la riduzione del
tempo di posa si possono armonizzare le ombre e le luci, in modo da ottenere effetti
suggestivi.
Ancor più
appaganti possono essere i risultati consentiti dall'impiego
contemporaneo di più lampeggiatori. Qualche anno addietro
l’attivazione di lampi
sincronizzati richiedeva
l’impiego di raccordi multipli e la sistemazione di lunghi
cavetti. Il carico elettrico raggiungeva elevati livelli e poteva
riuscire rischioso per l’integrità dell’otturatore.
Attualmente troviamo in commercio fotocellule
che sentono il lampo
pilota, collegato all'apparecchio e sono in grado di dare il contatto al
(o ai) flash di
appoggio. Esistono lampeggiatori di costo modesto che hanno la fotocellula
inserita e richiedono solamente un sostegno per appoggio. In
questo modo è possibile realizzare effetti suggestivi, sia in
presenza di un’illuminazione ambiente che richiede un
leggero intervento sulle ombre, sia in condizioni che impongono di far
assegnamento solo sulla luce artificiale.
Ma l’impiego di tali apparecchiature è impossibile con i flash
dedicati alla sincronizzazione per tempi brevi, che scattano una
serie di lampi: il primo farebbe agire la fotocellula (o le
fotocellule) e i successivi non avrebbero appoggio di sorta. E' ancora impossibile con le autofocus che sfruttano
un breve lampo per aggiustare la regolazione e con quelle
famigerate compatte che attenuano l’effetto occhi rossi scattando
un pre – lampo destinato a provocare la chiusura dell’iride.
La Rollei, con la sua
sincronizzazione
su tutti i tempi, non ha
problemi di sorta e l’uso di più lampi in contemporanea è a
disposizione di tutti gli operatori. Ovviamente le dimensioni ..
.. decenti dell’apparecchio escludono l’effetto occhi rossi poiché l’asse della
parabola riflettente è sempre molto lontano da quello
dell’obbiettivo di presa, pur se viene utilizzato il contatto a
punto caldo delle GX e FX.
È inevitabile una certa imprevedibilità dei
risultati: l’effetto di un lampo laterale si può immaginare ma non
verificare ad occhio, salvo che non si disponga di uno di quegli
aggeggi da studio che hanno una lampada a incandescenza inserita
nella parabola. Il lampo pilota può essere puntato direttamente
sul soggetto o, con l'impiego di un flash a parabola orientabile,
rivolto verso l'alto o di lato. Occorre considerare che il
lampeggiatore è studiato per coprire il formato orizzontale e, se
ruotato di 90 gradi in quanto collegato alla slitta, illumina
maggiormente sul lato sinistro rispetto a quello destro. Dalle
istruzioni di alcuni flash dotati di automatismo che tiene conto
della luce riflessa dal soggetto si legge che il lampo ha una
durata massima di 1/300 di secondo e tale durata viene ridotta
proprio per tener conto automaticamente della distanza
dall’obbiettivo e della luce riflessa. Se ne deduce che, regolando
il flash in modo da escludere ogni automatismo e l’otturatore
della vostra Rollei ad 1/500, verrete a ridurre, a parità di
diaframma, la luce che giunge alla pellicola. Il controllo della
illuminazione avviene soprattutto mediante la scelta del diaframma
e per ottenere risultati soddisfacenti occorre tener conto di
molteplici fattori
Non ho trovato
precisi suggerimenti nei testi da me letti.
Un'utile
indicazione si trova nel sito di Michele Vacchiano
www.michelevacchiano.com/struttura.htm
che indica una
precisa regola aritmetica per determinare il numero guida da
utilizzare nel caso di impiego contemporaneo di più lampi: è
sufficiente considerare i numeri guida dei due apparecchi come i
cateti di un triangolo rettangolo e, con applicazione del teorema
di Pitagora, calcolare l'ipotenusa: ecco il numero guida
appropriato.
Il conteggio
così effettuato presuppone però che i due lampi partano vicini,
oppure che le somme delle distanze fra gli stessi e il soggetto e
tra il soggetto e l'apparecchio di ripresa sia uguale. Questa
condizione si verifica solo di rado poiché di regola il
lampo pilota viene puntato verso l'alto o di fianco e si deve
quindi tener conto dell'assorbimento da parte della parete o del
soffitto e anche il lampo laterale viene orientato in
modo da non sparare la luce sul viso.
In pratica me
la cavo calcolando il diaframma come se il lampo pilota fosse
puntato direttamente sul soggetto, mentre lo oriento verso il
soffitto o da un lato. Quale lampo di appoggio uso un apparecchio
con fotocellula incorporata e sensore che consente la regolazione
del flusso luminoso in funzione del diaframma. Cerco di collocarlo
a distanza che sia compatibile col diaframma da me regolato,
inserendolo in una struttura che faccia da schermo laterale, onde evitare abbagliamenti.
Di solito
ottengo dei risultati apprezzabili riprendendo la mia nipotina
che, se di buon umore prende sul serio il ruolo di top model.
Come ho già
detto, pur consumando buona parte dei miei scatti per riprendere i
nipoti, evito di proposito di mettere in rete le loro
immagini, per ragioni fin troppo comprensibili e non posso quindi
darvi qualche esempio dei risultati ottenuti.
Certo devo mettere in bilancio qualche
fallimento e abitualmente ripeto lo scatto con qualche variante,
avvicinando e allontanando i lampi secondari, giocando sul
diaframma e magari anche sul tempo di posa.
Vi assicuro
però che
le foto con qualche effetto suggestivo sono
più di quelle da buttare e quindi vale pur sempre la pena di
esperimentare questo ulteriore vantaggio di usare una
Rollei.
OoOoOoO
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