L’autoscatto,
un comando che si tende ad eliminare
Le
digitali e le compatte moderne hanno tutte, o quasi, il loro bravo
autoscatto, ovviamente dipendente dall’elettronica e dalle pile.
Negli anni in
cui gli apparecchi a funzionamento meccanico raggiungevano il
massimo di raffinatezza tale comando era assente solo in quelli di
livello medio basso. Gli otturatori centrali di prestigio avevano
le tre possibilità di sincronizzazione, M per lampade monouso, X
per lampo elettronico, V per autoscatto con sincronizzazione X.
Man mano che i modelli classici venivano ridisegnati scomparve
dapprima la sincronizzazione M, ormai inutilizzabile per mancanza
di lampade (e in qualche caso fonte di disastri se azionata mentre
veniva usato il lampo elettronico), poi la sincronizzazione V o,
sugli apparecchi a tendina, l'autoscatto meccanico.
Già
l’innovativa Rollei 35 è priva di autoscatto.
Le Leica a
baionetta ne sono munite fino alla M6.
La Bessa L,
derivata da un corpo Cosina Reflex, ha il suo autoscatto meccanico,
presente ancora nella Bessa R, con attacco delle ottiche a vite.
Ma la Bessa R2 al posto della nota leva, alloggia il bottone di
sblocco della baionetta tipo Leica.
Ancora, e
limito la casistica ai modelli più noti, le Rollei biottica in
produzione, FX d FW, hanno la sola sincronizzazione X e sono prive
di autoscatto. A titolo di curiosità segnalo che
l’umile Seagull
4- B1, unica biottica economica in produzione, ha invece l'autoscatto (e le istruzioni ammoniscono a non
tentare di azionarlo prima di aver caricato l’otturatore, a scanso
di gravi danni).
I costruttori
sanno bene il loro mestiere e, conoscendo il tipo di
clientela cui sono destinati i vari modelli, non hanno certo
remore ad eliminare quel che è meno ricercato se ciò può dare
qualche vantaggio in sede di ammodernamento progettuale.
Però …
l’autoscatto è uno di quei congegni che non servono a nulla fino a
quando non se ne avverte la mancanza.
Può accadere
che il fotoamatore voglia documentare la propria presenza sul
luogo o anche utilizzare la propria figura per dare la classica
dimensione umana.
Può accadere
che il compagno o la compagna di gita voglia conservare un ricordo
e non è certo entusiasmante ammettere che l’apparecchio da 5.000 €
non offre quel che la compattina ci metterebbe a disposizione.
E infine,
eventualità da non trascurare, può accadere che, per evitare il
micromosso, si preferisca utilizzare un congegno meno brutale
della nostra mano.
Ma un rimedio
esiste a poco prezzo, anche se non è facile procurarselo.
Vi sono
appositi congegni ad orologeria (o come dirò fra poco
pneumatici) che, innestati sulla presa
dell’attacco flessibile, consentono di sopperire alla
mancanza di autoscatto. Non è facile rintracciarne un esemplare,
anche perché dubito che la produzione sia tuttora in corso, in quest’epoca in cui l’elettronica la fa da padrona.
Quello
che vi mostro,
del peso di
pochi grammi (26 per la precisione) faceva parte della collezione
di un appassionato che purtroppo non scatta più, ma frugando su
eBay
ne ho trovato altri, ad un prezzo base intorno alla decina di
euro.
Questo
congegno va sicuramente bene per la
35 e per la Leica;
e anche per la
Mamiya 645.
ho qualche
dubbio che possa essere utilizzato con una
Rollei biottica che ne
sia sprovvista
(FX e tanto più
FW,
quella che vedete di
seguito) senza comparire in un
angolo del fotogramma; pensavo a fare una verifica ma, come
potete vedere nel seguito di questo scritto, ho trovato una
diversa soluzione.
Ricordo
di aver visto in gioventù un altro modello di autoscatto ad
orologeria che, grazie a due corte leve contrapposte, poteva agire
sul pulsante dello scatto flessibile.
Sono riuscito
dopo molti tentativi a procurarmene uno e
ve ne parlo con
soddisfazione, ma prima ancora avevo acquistato a un'asta di
eBay un congegno che non immaginavo fosse stato costruito. Può
esser interessante la descrizione di questo
strano oggetto.
OoOoOoO
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