Seagull B3
Faccio una prima eccezione
alla regola di questo sito, orientato alla produzione Rollei, per
dedicare un paragrafo all’unica biottica in produzione per il normale
quotidiano utilizzo. Altra ne farò all'uscita della grandangolo e
magari un'altra ancora quando potrò acquistare anche una 2,8 FX. Ma è
noto che i programmi sono fatti apposta per essere cambiati secondo le
esigenze.
Tutti sanno che
vengono ancora prodotte, in serie limitate destinate agli amatori in
grado di far fronte ad un esborso fuori della norma, una Rolleiflex
2,8/80 e una grandangolo 50/4.
Si tratta però di
apparecchi fuori delle possibilità della maggior parte dei fotoamatori
i quali, se appassionati della biottica, si rivolgono al florido
mercato dell’usato.
La Seagull B4 nuova è
in catalogo al prezzo di 260 € (secondo l’Almanacco di fotografare),
praticamente la somma necessaria per acquistare una Rolleicord VB in
condizioni mediocri
La B3 è una versione
semplificata quanto all’avanzamento poiché la manovella è sostituita
da un solido bottone; il prezzo del nuovo non mi è noto, ma dovrebbe
essere inferiore.
Mi è venuta la
tentazione di integrare la mia raccolta di biottica con una cinesina
e, tramite una inserzione su Fotografare, ho trovato una B3 in
condizioni equivalenti al nuovo ad un prezzo molto ragionevole.
Maneggiare una Seagull
mi ha fatto tornare indietro di 55 anni, quanti ne sono decorsi dal
mio primo contatto con la fotografia. Non vi è tasto o allineamento
sui punti rossi: si deve ruotare il bottone sito in alto a destra fino
a quando non compare il numero 1. Non vi è blocco contro le doppie
esposizioni o avanzamento collegato all’otturatore: occorre passare al
fotogramma successivo subito dopo lo scatto, seguendo il numero
attraverso una finestrella rossa con sportellino; si deve aguzzare
bene la vista per non andare oltre il numero successivo. L’otturatore
va regolato prima della carica, pena il rischio di guasti, e caricato
con l’apposito comando. Il pulsante di scatto non ha blocco e si
aziona con poco più di una carezza. Non vi è collegamento fra tempi e
diaframmi; la scala dei tempi è geometrica fino al 125° e poi va al
300°. Insomma si deve pensare e magari sbagliare lo stesso
La lastrina di messa a
fuoco presenta due righe orizzontali, destinate a delimitare il
formato ridotto 4,5x6, che possono in qualche modo sopperire alla
mancanza del reticolo e agevolare il rispetto della linea di
orizzonte. Vi è un cerchio stigmometrico che però in pratica si fa
vedere solo quando la luce è intensa, ovvero .. .. quando se ne può
fare a meno.
La borsa in solido
cuoio ha la rigidità di uno scarpone della prima guerra mondiale:
bisogna fare attenzione a forzare in basso il frontale per evitare che
nel fotogramma compaia un’ombra nera.
Ho detto di un fiato
tutto il male che si poteva dire di questa umile creatura.
E il bene?
È facile riassumerlo
in una sola frase: mi ha consentito di fare delle belle foto.
Ho caricato un rullo
di Kodak T 400 ed ho scattato, esponendo ad occhio, in varie
condizioni, all’esterno come all’interno, in luce naturale e in luce
artificiale, senza il supporto del flash.
Ho di proposito
lavorato anche con l’obbiettivo a tutta apertura per verificare la
caduta di luminosità e nitidezza ai bordi, inevitabile in un tripletto
da pochi spiccioli.
Le immagini sono
risultate ben nitide e una certa morbidezza a tutta apertura si è
rivelata gradevole nel ritratto. Ho scattato all’interno di una chiesa
a un quarto di secondo, appoggiandomi su un banco; probabilmente
l’estrema dolcezza del pulsante, che impone di caricare l’otturatore
all’ultimo momento e di maneggiare l’apparecchio con cautela,
favorisce l’impiego dei tempi lenti: i particolari dell’architettura
sono risultati ben definiti e la luce che entrava da un finestrone ha
“sparato” ma senza provocare riflessi sgradevoli. Un altorilievo in
luce radente ha conservato tutti i particolari.
Ho poi caricato un
Kodak Portra NC e, nelle luci un po’ velate di un tardo pomeriggio
estivo, ho ripreso uno dei laghi del Cerreto (RE), dall’interno del
bosco che ne contorna le rive. Anche in questo caso la cinesina si è
rivelata all’altezza del compito: i colori sono fedeli e i riflessi
sull’acqua appena increspata ben definiti.
Certo ci vuole una
buona dose di passione per lavorare con un apparecchio che non perdona
alcun errore anziché con un congegno elettronico che fa tutto da solo
(salvo a sbagliare in modo intollerabile di fronte ad una situazione
non programmata dal costruttore), ma il bello della fotografia
amatoriale sta appunto nella sfida ai limiti dello strumento.
Un’osservazione
finale: a parte il caso irripetibile di un’occasione in perfetto stato
al prezzo di una mediocre compatta, una Seagull nuova costa un terzo
meno di una ottima Rolleicord VB revisionata a regola d'arte.
Qualsiasi appassionato di Rollei non avrà dubbi nella scelta. Ma una
nicchia di mercato può esserci anche per questa umile copia senza
pretese ed è bene anzi che tale nicchia si ampli, in modo che la
produzione di biottica continui (chi sa se un costruttore coraggioso
rischierà un investimento sulle idee: le mie fantasticherie
circa la Rollei che vorrei potrebbero così diventare realtà).
E poiché, specie per
iniziare i ragazzi alla fotografia, l’oggetto nuovo ha pur sempre la
sua suggestione, la scelta della Seagull in luogo della solita
compatta, quale regalo di una promozione o di una qualsiasi
ricorrenza, può dare buoni frutti e introdurre qualche nuovo adepto
nel clan dei fautori delle biottica.
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