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Una premessa di carattere legale

Altair ha costruito questo sito sul principio che ciò che si mette in rete è di tutti e chiunque può scaricare e duplicare ciò  che gli piace. Qui si parla di un libro la cui autrice ha riservato ogni diritto per il testo come per la copertina e l'immagine che vi compare. Altair non dubita della correttezza di coloro che vorranno leggere lo scritto che segue.

 

 

Un nuovo libro da una vecchia foto

Dal web giunge un messaggio firmato con un nomignolo confidenziale tra congiunti: “questo è il link per il mio primo romanzo”.

Altair, rassicurato dalla firma che è quasi una parola d’ordine,  clicca;

http://www.amazon.it/Il-nespolo-che-guardava-casa/dp/8888449728

 legge anzitutto il titolo, “Il nespolo che guardava la casa”; poi esamina la piccola immagine, appena leggibile, che raffigura la copertina e si lascia trascinare dal flusso dei ricordi. Questa è la casa sulla collina genovese, la tipica costruzione ligure sul pendio, con uno o due piani in più sul lato verso valle, dove ha trascorso lunghi periodi della sua fanciullezza,

Immagina, poi smentito da un miglior esame, che la foto sia stata scattata dal nonno con la 13x18 a lastre che ancora viene conservata in un armadio.

Tenta di ingrandire l’immagine senza risultati utili ma quando riceve la copia del libro e ottiene una foto suscettibile d'ingrandimento

 

 

riconosce in basso la figura inconfondibile del nonno come ancora affiora tra i ricordi d’infanzia, con la figlia maggiore, i cani pointer, la figlia minore. Ripensa un attimo alla sorte di quella casa che il nonno, nell’imminenza della prematura scomparsa,  volle fosse a disposizione della moglie e in questo senso pregò i figli che rispettarono la sua volontà fino a quando la madre fu in vita. Rivive i tristi momenti quando, scomparsa la nonna, i figli più anziani colti da un desiderio di autodistruzione, la figlia più giovane, rassegnata a subire una imposizione assurda, quasi la regalarono ad un quinto del prezzo di mercato, barattando un valore affettivo immenso con pochi spiccioli che l’inflazione avrebbe annullato in breve volger di tempo. E poi Altair si dà alla lettura, rimproverandosi di non aver provveduto, quale unico maschio di sette nipoti e il solo ad aver conosciuto il nonno, a scrivere lui la storia di quella casa.

I singoli episodi sembrano a prima vista racconti con una propria autonomia e completezza, abilmente connessi con la pratica acquisita dall'autrice nella professione forense, di legare le circostanze che appaiono più utili alla difesa presentandole in un quadro complessivo che attribuisce loro un valore unitario, non presente nella realtà.

Ma si scopre quasi subito che il motivo conduttore del romanzo è proprio la casa i cui aspetti si scoprono ad uno ad uno, la vista che spazia dal mar ligure alle colline circostanti, il giardino ricco di infiniti segreti ... le due piante di alloro  ... gli alberi da frutto la scala con i gradini di ardesia che il tempo va via via sfogliando .... E la casa ha una sua anima, la nonna che la conserva nel ricordo del marito e nella speranza di vita che cresce nei nipoti.  La sua figura compare inaspettata nel corso della narrazione, in più luoghi,  e per questo riesce difficile evidenziare un brano piuttosto che un altro: meglio rinviare ad una lettura integrale.

Il libro merita di essere meditato con occhi diversi da quelli di chi la storia ha in gran parte vissuto di persona perché i ricordi, pur se narrati quasi con fedeltà di cronista, assumono una dimensione fantastica, come una storia immaginata e sentita con distacco e non con la sofferenza con la quale si affronta la realtà.

Con l’autorizzazione dell’autrice Altair mette in linea la foto di copertina e alcune pagine, come anteprima di questa storia personale e insieme spersonalizzata dove i ricordi dolorosi divengono  episodi che è pur valsa la pena di vivere.

La narrazione oscilla sempre tra il reale e il fantastico, tra il pessimismo che vede ogni circostanza volger ad un melanconico esito   e un messaggio che auspica un futuro di cui non si conoscono i tratti salienti.

Significativa è la chiusura del testo. Altair ha iniziato da tempo la discesa di quella scala i cui gradini finiranno nel nulla e non possono esser percorsi a ritroso; avrebbe ancora la forza di procedere per quella strada in salita lastricata di rossi mattoni ma confessa di non aver il coraggio  di compiere quel percorso e preferisce ricordare così com'erano quel balcone e quella vetrata dietro la quale tante volte lo ha atteso la nonna.

L'autrice vive pochi chilometri dalla vecchia casa ma le manca evidentemente la forza di andarla a rivedere (o forse non vuole confessare neppure a se stessa di aver compiuto quel gesto che si è rivelato fonte di dolore).  Preferisce quindi attribuire a voci non identificate la descrizione attuale del luogo ove è ambientato il romanzo.

Non si comprende, e forse non lo sa neppure chi ha scritto quelle parole di chiusura, perché una triade di ulivi ha (o avrebbe) preso il posto  del nespolo.

 

OoOoOoO