Due digitali
Spiega Angelo Derqui alla pag. 55 del suo introvabile Rollei,
Editrice Grelli, che il nome Rolleiflex è ricavato da ROLLfilm -
hEIdecke - spiegelreFlex, acronimo (diremmo noi abituati al computerese)
da rollfilm, Heidecke con specchio riflettore.
La denominazione ben si attaglia dunque alle Biottica ed anche alle
SLR della serie 66. Sarebbe del tutto impropria per altri apparecchi e
in effetti la 35, altra meraviglia della tecnica, reca semplicemente la
denominazione Rollei.
Ma il marchio continua ad esercitare una indubbia suggestione ed è
comprensibile che lo si usi anche per prodotti del tutto differenti.
Nulla di male, fino a quando si tratta di oggetti che hanno pregi
adeguati al costo ed anzi bene se allo standard qualitativo si
accompagna qualcosa di originale.
I due apparecchi di cui mi accingo a parlarvi sembrano rispondere a
entrambi i requisiti.
Rollei D 210 Motion
Per il primo acquisto mi sono indirizzato verso un apparecchio di
costo non elevato, convinto che non sia ancora giunto il
momento di investire forti cifre su oggetti che nell'arco di pochi mesi
sono destinati ad essere superati dal perfezionamento della tecnica.
Il prezzo da me pagato è in linea con quello richiesto per altri
apparecchi da due mega pixel pur se privi di un marchio così nobile.
Il modello ha qualche profilo originale.
La chiusura a cassetto non è certo una novità e in questo caso non vi
sono neppure guarnizioni che consentano di tener lontano schizzi di
pioggia. Il disegno è però originale e la scritta Rollei arieggia le
prime (e le ultime) realizzazioni.
Il complesso è solido e l'obbiettivo non teme urti, una
volta che il cassetto è chiuso.
L'ottica non è zoom, contrariamente a quanto accade per la generalità
delle fotocamere da 2 Mp (direi la totalità, ma il catalogo delle
digitali compatte è talmente ricco che potrebbe essermi sfuggito qualche
altro modello).
Da incallito utente di apparecchi che non prevedono la sostituzione
dell'obbiettivo penso ancora che, salvo particolari esigenze, lo zoom
migliore sia dato dai piedi del fotografo e un'ottica fissa, a parità di
costo, ha sicuramente una maggiore resa .
Questa caratteristica è quindi per me un pregio e non già un limite.
Non mi aspettavo risultati migliori rispetto a quelli che
consente una usa e getta a pellicola, anche se l'addetto alla vendita mi
aveva assicurato che non sarei rimasto deluso.
Pensavo che sarebbe stato facile ottenere accettabili immagini del materiale
"serio" in mio possesso; le prime foto in linea (in questa pagina, voce
Accessori, paragrafo Cassetta Stagna, nella pagina Rollei la leggenda
paragrafo Una bella coppia, non sono davvero eccelse pur se rendono
un'idea dell'oggetto di cui sto parlando). A questo scopo si è
comportata assai meglio l'altra digitale di cui vi parlerò tra poco e
anzi alcune foto sono state rimpiazzate con le nuove e col tempo
provvederò ad una completa sostituzione.
Pensavo che per le foto di paesaggio sarebbe stato addirittura
frustrante usare un congegno così modesto, ma almeno per la trasmissione
sul Web le
foto sono a un livello di
decenza.
Immaginavo che i migliori risultati si sarebbero ottenuti su una
distanza di circa 3 metri, per le foto di famiglia; in effetti alcune
immagini della mia nipotina (che non pubblico per le ragioni che mi
suggeriscono di non mettere la figura umana sul Web), sembrano
realizzate con apparecchiature di ben diverso livello.
Certo la possibilità di ottenere ingrandimenti come si ottengono dal
negativo è da escludersi per un apparecchio di costo modesto e anche,allo
stato attuale della tecnica, per
altri più costosi.
L'oggetto è comunque pratico nell'uso.
E' possibile installare schede di memoria fino a 256 K e l'autonomia,
anche alla massima definizione, è così di quasi 300 foto.
Vengono utilizzate batterie del formato AA, del tipo usa e getta, sempre reperibili, e anche ricaricabili, con apposito
attrezzo. Dal punto di vista economico
non vi sono dubbi sulla convenienza di quest'ultima opzione.
L'autonomia è buona ma risente delle modalità d'uso. E' chiaro che
l'accensione del display consuma corrente, ma il mirino ottico è
luminoso e consente agevolmente di inquadrare con precisioni i soggetti
non troppo vicini. Anche il flash consuma corrente e così pure
l'operazione di scarico della memoria.
Quest'ultima però è possibile con l'impiego del computer, dopo aver
scaricato le immagini attraverso il cavo di collegamento alla macchina,
o anche collocando la scheda nell'apposito lettore.
Non è difficile portarsi in gita batterie e schede di scorta
(esistono apposite custodie) e quindi l'autonomia dell'apparecchio è
superiore alle esigenze di un normale amatore.
Per un rolleista all'antica si tratta ovviamente di un
apparecchio ausiliario, da affiancare alla biottica per riprendere
soggetti poco impegnativi e magari per non perdere un'immagine
interessante. Qualcosa di più (ma anche di meno) offre l'altro apparecchio di
cui mi accingo ora a parlarvi.
Rollei Dk 3000
Colpisce la linea molto originale: le compatte digitali sono tutte
più o meno uguali ma questa è stata pensata da in designer
capace di render nuova la forma del parallelepipedo.
il rapporto tra altezza e larghezza è inconsueto e conferisce un
aspetto affilato, direi quasi aerodinamico. Gli arrotondamenti sono
poco marcati ma numerosissimi e spingono l'occhio alla ricerca di
una una linea guida che muta continuamente.
L'obbiettivo è ben rientrante e grazie al solito sistema a tendine
appare abbastanza protetto.
Il sensore da 3.34 Mp garantisce buoni risultati , come potete vedere esaminando le ultime foto della cassetta stagna.
La memoria interna è di 16 Mb e possono essere installate le solite
schede SD.
Alla massima definizione il tempo di registrazione è abbastanza
lungo ma la regolazione di default a 2048 x 1436 consente di ottenere
ugualmente immagini di buona qualità con una pausa ridotta tra l'una e
l'altra.
Una singolarità è data dalla mancanza di mirino ottico: occorre
inquadrare guardando l'immagine nel display.
Il consumo di corrente è così più elevato ma l'autonomia,
grazie alla
batteria al litio, è discreta.
Spero di potermi procurare una batteria di scorta per non restare
mai a secco di corrente.
Il manuale cartaceo è ridottissimo ma il CD di dotazione
ne contiene uno in formato pdf, ampio ed esauriente.
Ma forse piuttosto che una descrizione delle caratteristiche degli
apparecchi vi
possono interessare le impressioni di un rolleista convinto, nemico di
tutti gli automatismi, alle prese con due congegni che fanno tutto
da sé.
OoOoOoOoOoO
Impressioni in digitale
Per un operatore tradizionalista, abituato ad usare la Rollei come uno
strumento che impone anzitutto di pensare molto e scattare poco,
l’impatto con una digitale che fa tutto da sola e consente di scattare
decine di immagini a costo marginale che tende allo zero induce a
atteggiamenti contraddittori.
La prima reazione è di sufficienza, quasi di compatimento: questo è un
arnese che serve a chi non vuole apprendere nulla sulla fotografia e
scatta pensando che dal grande numero uscirà qualcosa di buono. Potrà
così portare a casa una percentuale elevata di immagini correttamente
esposte. Può darsi che un risultato comunque decente valga a reclutare
un nuovo appassionato. Può darsi che tutto si esaurisca nell’ambito di
una gita domenicale. Insomma non è neppure roba da principianti poiché
costoro devono anzitutto imparare, magari sbagliando, come si faceva
una volta.
Segue una concessione: anche il professionista spesso deve scattare in
condizioni che non danno spazio per pensare e quindi può affidarsi
occasionalmente all’automatismo. La sua lunga esperienza gli servirà a
comporre una valida immagine. Il piccolo schermo sarà pur sempre un
supporto minimo per la sua capacità di previsualizzare l’immagine. E
se la pronta disponibilità di un’immagine quanto meno decente, che può
essere inviata all’altro capo del mondo grazie alla rete Internet
consente di fare a meno del laboratorio e di battere sul tempo i
concorrenti non vi è ragione per rinunciare ad uno strumento invero
poco costoso e facile ad utilizzare.
E per gradi anche un rolleista della prima classe secondo Ghedina, uno
che lavora solo per avere immagini che lo appagano, fa un esame di
coscienza e ricorda a se stesso che forse una foto su 500 viene
ingrandita al formato 50 x 50 ed esposta, sia pure a turno con le
altre, poiché la stanza disponibile non è l’atrio della Stazione
Termini (per non parlare della spesa non trascurabile); forse una foto
su 50 viene ingrandita al 20 x 20 e messa in un album. Per il resto la
visualizzazione è limitata al provino, eventualmente digitalizzato e
visto sul monitor e anche le diapositive di rado vengono proiettate su
grande schermo. Insomma buona parte del godimento che si trae dalle
proprie immagini avviene a mezzo del PC, utilizzato come proiettore
individuale. A questo punto diviene inevitabile una concessione: è
vero che solo la Rollei (o uno strumento di egual livello) consente
di realizzare quelle immagini che si guardano con soddisfazione a
distanza di anni, ma anche il piacere di vedere subito sul piccolo
schermo qualcosa che appaga non va trascurato: basta dedicare un
taschino del gilet a quel minuscolo congegno che può essere alternato
alla macchina vera, quando questa ha esaurito la razione di pellicola
o quando sembra di avere sfruttato abbastanza il soggetto nei suoi
aspetti migliori.
E così alla prima compatta se ne affianca un’altra dalle
caratteristiche base migliori, utilizzata per le foto ai nipotini ma
anche per qualche replica di motivi già utilizzati, magari in altra
stagione, come potete vedere
frugando nella galleria. Quasi per ridicolizzare
un congegno col quale non è possibile decidere tempi e diaframmi,
viene scattata qualche foto dal
treno in corsa, con
esito tutto
sommato non vergognoso.
Questo ad oggi.
…. E poi?
Il futuro di solito supera l’immaginazione.
Altair, grazie agli anni vissuti fino ad ora, ha visto l’evoluzione
della fotografia per oltre mezzo secolo e ben sa che la propria
esperienza futura è confinata in un ambito temporale ben più limitato.
Sicuramente alcuni fra gli attuali limiti della fotografia digitale
saranno presto superati. Le compatte di fascia media avranno
caratteristiche ora riservate ad apparecchi professionali dal costo
astronomico. I tempi tra uno scatto e l’altro diverranno simili a
quelli ora consentiti da una reflex con motore, sarà agevole
rinunciare all’autofocus, scegliere tempi e diaframmi, selezionare la
sensibilità, in una parola operare nel modo tradizionale ma con una
marcia in più; la riserva di energia non sarà più un problema poiché i
consumi verranno ridotti e la capacità degli accumulatori
incrementata; i computer saranno normalmente dotati di lettore di
schede; i costi di stampa diminuiranno e la qualità diverrà migliore.
A questo punto il vantaggio della fotografia 35 mm sarà inavvertibile
o forse si trasformerà in handicap e il mercato farà le sue scelte.
Ma il grande e il medio formato avranno pur sempre un punto di forza
nella qualità dell’immagine, se non altro perché quand’anche la
tecnologia consenta di ottenere da un dorso digitale risultati
paragonabili a quelli offerti da un fotogramma 6 x 6, il costo farà
pur sempre la differenza.
E così Altair avanza oggi una previsione di lunga vita della biottica,
la cui esattezza altri potranno in futuro verificare.
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