La prima notizia circa la
nuova iniziativa della Cosina, proprietaria del marchio Voigtlander
l'ho avuta da una segnalazione sul Forum del Rollei Club. Altre
notizie le ho trovate grazie a Google. Ma solo un articolo apparso su
Fotografare di marzo 2009 mi ha fornito elementi
sufficienti per ripensare all'utilità di un
apparecchio
che utilizza uno schema collaudato, essenziale, pienamente adeguato
alle esigenze del fotoamatore in quanto aggiornato alle opportunità
offerte dalla moderna tecnologia.
La Direzione della Rivista a mia
richiesta di autorizzazione a scansire le foto e a metterle in rete
citando la fonte mi ha cortesemente fornito le immagini originali,
dalle quali ho potuto rilevare dei particolari, altrimenti poco
visibili, dei quali parlo più avanti. E ancora ha recepito la mia
segnalazione circa i dati dimensionali da me rilevati per la Bessa
II, non sempre concordanti con quelli forniti circa la Bessa III,
anticipando verifiche in proposito. Devo quindi ringraziare
Fotografare, la cui collaborazione mi consente di buttare giù queste
righe che spero non prive di interesse.
La mia curiosità
per la nuova creatura deriva soprattutto dalla disponibilità di una Bessa II la cui storia
prima o poi racconterò nel mio sito personale, dalla quale ho avuto
qualche soddisfazione. Le prestazioni
dell'apparecchio di mia proprietà mi erano
ben note ma, avuta notizia del rilancio di una
tipologia che mi è
sempre piaciuta, ho rinfrescato le mie esperienze, portandomi per
la gita domenicale la folding carica con pellicola T 400. Ho quindi
provato ad immaginare quali vantaggi e svantaggi avrei avuto usando
la versione più recente
o una delle mie Rollei 3,5.
Non ho
esteso il confronto ad altri apparecchi di medio formato in mio
possesso, come l'Agfa Isolette e l'Adox 6x6, di
altro segmento per qualità e prezzo.
Ho anche recuperato dalla
cassapanca la borsa pronto, da me conservata senza la prolunga e con
la cinghia ridotta a comoda impugnatura. Stavo per cannibalizzare
temporaneamente la Rolleicord sottraendole la cinghia in uso quando
ho constatato che la Bessa II, pur contenuta nella robusta borsa
pronto, trovava comodo alloggiamento in una tasca laterale del giaccone. E così ho passeggiato a mani libere
ed ho estratto la folding
solo al momento di farne uso, ben sapendo che disponevo di sole 8 pose e
dovevo quindi farne uso oculato. Avrei potuto ridurre ulteriormente
l’ingombro lasciando a casa o in macchina la borsa ma non ho voluto
rischiare il deterioramento del prezioso apparecchio e poi la piccola striscia di pelle agganciata al dorso mobile non è molto comoda
e dà scarso affidamento.
Il primo ostacolo cui ho dovuto
far fronte è stata la presenza di un mirino galileiano ridotto ai
minimi termini e non è cosa
da poco per uno abituato a
servirsi di un reflex ove l’immagine compare ben definita nei
contorni e nelle proporzioni. E' il prezzo che si paga se si vuol
ridurre le dimensioni e disporre di un apparecchio che non fa
pesare la propria presenza: nulla potrà mai far meglio di una Rollei
ma l'attimo fuggente non ritorna
ed una folding può sempre
viaggiare con noi.
Mi era nota
la mancanza di un dispositivo di blocco contro le doppie
esposizioni. E’ indispensabile avanzare immediatamente la pellicola
di un fotogramma, subito dopo ogni scatto, per evitare dimenticanze
che distruggono la foto appena scattata o atroci dubbi che fanno
sprecare un prezioso fotogramma.
Meno preoccupante è stata la
mancanza di esposimetro incorporato poiché sono abituato a lavorare
con la regola del 16 (e le stampe mi hanno confermato che avevo
sempre visto giusto, complice anche la latitudine di posa della T400); nessun problema ho avuto dalla scala dei
tempi,
non ancora geometrica, poiché le differenze sono esigue e
ampiamente accettate dalla pellicola negativa.
Ben sapevo che
l'apparecchio, della seconda serie, non era munito di slitta porta accessori (apparsa
sulla terza serie) e quindi ho rinunciato a portare con me il
VC meter.
Un vantaggio non trascurabile è la
possibilità di scattare foto di medio formato con un apparecchio che
ingombra poco più di una Leica con ottica collassabile e meno se sul
35 mm viene montato un obbiettivo diverso dall’Elmar o dal Summaron
35/3,5.
Invero anche un semplice Summicron 50/2 provoca un ingombro frontale
che impedisce di riporre l’apparecchio in una tasca e impone l’uso
di una borsa con tracolla.
E ora
cerchiamo di capire quali innovazioni sono state apportate nel nuovo
modello e di quanto i limiti propri della costruzione
tradizionale sono stati superati.
E' stato abbandonato il classico
formato 6x9
ed è ora
possibile utilizzare il 6x6 o il
6x7, quest'ultimo assai apprezzato dai professionisti poiché restituisce immagini
che possono essere stampate sulle riviste senza alcun taglio. Da un
rullo 120 si possono quindi ottenere, in funzione della scelta
operata all'atto del caricamento, 10 fotogrammi 6x7 o 12 6x6. Vi è
altresì la possibilità di utilizzare il
rullo 220, con raddoppio delle
pose in ciascun formato.
Alla riduzione del formato si
accompagna la riduzione della lunghezza focale. La Bessa II poteva
essere equipaggiata con un quattro lenti
Color Skopar 3,5, estremamente incisivo,
con un cinque lenti Color Heliar 3,5, che si dice renda immagini più
plastiche e più dolci, anche grazie ad un fuoco selettivo che dà
l'impressione di una foto tridimensionale, con un cinque lenti Apo Lanthar 4,5, insuperabile nella resa dei
colori grazie al contrasto reso possibile dall'impiego di nuovo
vetri ottici; tutti questi obbiettivi hanno la focale di 105mm. La Bessa III è equipaggiata con
un
Heliar 80/3,5
che funge da moderato grandangolo per il formato
6x7 ed ha una copertura equivalente a quella delle Rollei 2,8 per il
formato 6x6. Dall'articolo apparso su Fotografare traggo
l'informazione che trattasi di ottica a 6 lenti su quattro gruppi,
verosimilmente un nuovo progetto.
Affronto a questo punto il tema
pesi e dimensioni, non trascurabile per un apparecchio che fa della
portabilità il suo punto di forza. Il confronto si fa difficile ed
approssimativo poiché per l'apparecchio in mio possesso posso
fornire dati reali e verificati con semplici strumenti come un
calibro, un righello millimetrato ed una bilancia elettronica da cucina che
abitualmente regola e frena ... la propensione per gli
spaghetti, per la Bessa III devo attingere ai dati forniti da
Fotografare, non essendo state reperite altre notizie sul Web.
La Bessa II è equipaggiata di
una borsa pronto in cuoio di ottima qualità, robusta e tutt'altro
che leggera (260 grammi); lascia quasi stupefatti la constatazione
che ad oltre 50 anni la vernice e soprattutto
le cuciture sono in
perfetto stato
e tale
circostanza suscita l'invidia dei
rolleisti, abituati a fare i conti con il cedimento delle cuciture
anche in
borse in perfetto stato. La III dovrebbe essere equipaggiata
di una borsa floscia, la cui funzione è solo protettiva. In compenso
dalle foto apparse si vedono ben chiari gli
attacchi per una
tracolla.
Dovrebbe essere quindi più agevole
il trasporto nella
tasca di una giacca a vento.
E qui arriva il punto dolente
del peso e delle dimensioni.
La Bessa II pesa 860 grammi
senza pellicola e senza borsa. Secondo Fotografare la Bessa III
peserebbe circa un chilo. Questa indicazione non mi aveva convito,
durante la prima stesura di questo scritto (marzo 2009).
E' vero che la Cosina costruisce apparecchi che danno impressione di
solidità ma un corpo in lega di magnesio e alluminio dovrebbe pesare meno
di uno costruito quasi 60 anni fa, in ottone e acciaio. E poi a
parità di apertura un'ottica di 80 mm ha un diametro poco più della
metà di un'ottica di 105 mm. Avevo quindi avanzato l'ipotesi che la Bessa III, nella borsa di dotazione
dovesse pesare intorno agli 800 grammi.
Altri dubbi
sorgevano quanto
alle dimensioni.
La Bessa II aperta e in
verticale è alta 132 mm, larga 95 e profonda 163. Per la Bessa III
le stesse misure sarebbero, secondo Fotografare, 138,
109, 179. La maggior larghezza ben si spiega con le notevoli
dimensioni del mirino che dovrebbe finalmente consentire una più agevole
inquadratura e con la presenza
della slitta porta accessori.
Qualche dubbio
sollevavo per l'altezza che sarebbe maggiore di sei mm pur se
la cornice del fotogramma è di 7 centimetri anziché 9, per la profondità, indicata in mm 179 cm contro i 163 da me
misurati ed osservavo al riguardo che 25 mm in meno di lunghezza focale
dovevano ben farsi
sentire. Formulavo l'auspicio, purtroppo non realizzato fino ad ora,
di una verifica in concreto ma ad oggi non ho avuto fra le mani la Bessa III.
Concludevo rilevando che,
data la tipologia dell'apparecchio quel che interessa sono le
dimensioni in posizione di riposo e la
tascabilità
doveva considerarsi fuori discussione.
Ma la Redazione
di Fotografare non ha dimenticato l'impegno di procedere ad una
verifica e nel numero di luglio 2009, dopo aver pubblicato la mia
mail del marzo, conferma l'esattezza dei dati dimensionali già
forniti e solo rettifica quello della profondità ad apparecchio
aperto, indicata ora in 138 mm. E' quindi evidente che il
Costruttore ha voluto privilegiare la robustezza del complesso; le
dimensioni si adeguano al fotogramma, alla presenza della pila ed
alla lunghezza focale. Andiamo avanti nella descrizione: l'avanzamento della pellicola,
rigorosamente manuale, attiva la carica dell'otturatore centrale,
non più meccanico ma a controllo elettronico. La corrente di
alimentazione è data da una pila al litio da 3 volt. E' possibile
operare in manuale, regolando tempo di esposizione e diaframma,
guidati dall'esposimetro incorporato il quale mediante l'accensione
di led segnala la corretta esposizione oppure l'errore in più o in
meno; è anche possibile operare a priorità di diaframmi,
scegliendo l'apertura ritenuta adatta e impostando l'automatismo
dell'otturatore. La sensibilità della pellicola va impostata
manualmente da 25 a 3200 ISO; è prevista la
correzione
dell'automatismo fino a due stop in più e in meno.
Nell'immagine
sopra riportata si vede il contatto a punto caldo nella slitta.
Altro collegamento per flash professionali si trova a fianco del
selettore tempi. Ovviamente l'otturatore centrale consente
l'uso del lampo elettronico con tutti i tempi.
Già abbiamo notato che la finestra del mirino ha
rispettabili dimensioni e pertanto il quadro deve risultare molto
più ampio e luminoso rispetto a quello risicato della Bessa II.
La base telemetrica non dovrebbe superare i 35 - 40 mm e questo può
far sorgere qualche dubbio circa la precisione del sistema. Ma
il confronto con la Bessa II fuga ogni dubbio poichè la base
telemetrica, da me misurata in 40 mm, si è in pratica rivelata
efficiente per
la messa a fuoco anche a breve distanza e a massima apertura. E poi
la Leica III ha una base telemetrica non superiore ai 40 mm e non
risulta che Robert Capa o Cartier Bresson abbiano mai avuto
problemi. La
base telemetrica di 65 mm della Leica M o di 75 mm della nuova
Zeiss può certo offrire maggior precisione con i teleobbiettivi
di almeno 135 mm; altrettanto dicasi per un bell'apparecchio come la
Mamiya 7 per il quale è fornito un tele da 150 mm; per
una focale fissa di 80 mm una base di 40 mm è sicuramente adeguata e
la precisione della messa a fuoco è se mai condizionata dalla cura
posta nella nella realizzazione dei vari leveraggi e snodi.
Per la Bessa II la messa a fuoco avviene mediante avanzamento
della piastra porta obbiettivo; dalla foto sembra che per la III
debba ruotare su apposito elicoide il blocco ottica; in ogni caso
gli spostamenti sono micrometrici e richiedono
una meccanica accurata.
Avevo chiuso la
prima stesura di questa pagina con l'auspicio di un futuro remake di
altri apparecchi
significativi come la Perkeo e la
Super Ikonta.
A queste
classiche realizzazioni ho dedicato una scheda museale e una breve
presentazione. E in tale occasione, rivedendo la
Perkeo II, mi
sono domandato se la Bessa III non avrebbe meritato piuttosto il
nome di questa meno conosciuta creatura. Su questo argomento svolgo
a parte un discorso che
spero risulti
interessante.
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Altair
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