.Ho
tolto dalla busta ove erano religiosamente conservate tre foto da
inviare fuori concorso alla gara fotografica organizzata dal
Rollei Club Italia. Esse hanno per me un’importanza che travalica
l’effettivo valore poiché risalgono al periodo in cui lavoravo in
camera oscura con mezzi di fortuna. In
occasione della scelta ho rivisto le mie vecchie foto con una
certa emozione e ho così deciso di
farvene vedere qualcuna, oltre
a quelle inviate all'esposizione.
Il materiale può riuscire interessante come
documento di un modo di curare le proprie foto. Molti soggetti
sono veramente datati: oggi cerchereste invano un viale di Roma
con una sola macchina o la rada di Talamone (ove ho ripreso il
veliero alla fonda) sgombra da naviglio da diporto. I negativi sono stati impressionati con una
Rolleicord VA acquistata nell’anno 1959,
al termine degli studi universitari.
È stata la mia prima Rollei e ancora mi segue. Ne ho tratto grandi soddisfazioni, specie nel
periodo in cui avevo pochi soldi da dedicare all'acquisto di
materiale fotografico ma più spazio e più tempo per sviluppare e
stampare da solo.
Per molti anni non ho avuto la possibilità di
acquistare altri apparecchi fotografici. Quando le cose sono andate un po' meglio non ho
avuto dubbi sull'opportunità di seguire la moda dominante ed ho
acquistato una reflex 35 mm che mi ha consentito risultati buoni
ma sempre inferiori rispetto a quelli della mia Rolleicord. Poi
sono passato alla Leica, sempre cercando invano di eguagliare i
risultati della fida biottica, poi ancora ho usato la Kiev 88 e la
Mamya 645,
infine ho cominciato a collezionare Rollei, rendendomi conto che
uguagliarne la resa, ferme le modeste doti dell'operatore, era
impossibile.
Così la mia VA staziona nello scaffale assieme alle
consorelle, sempre pronta all'uso. Ho perduto il pulsante rigido
di scatto (e solo la cortesia dell'amico Roberto Mirandola,
Presidente del Rollei Club Italia, mi ha consentito di trovarne un
altro al di là dell'oceano). Ho perduto il copriobbiettivo
originale e sono riuscito a trovarne un altro per corrispondenza.
Ho fatto praticare da un calzolaio che lavorava con grande
precisione un foro per il treppiede sul fondo della borsa . Ho
fatto pulire due volte l'otturatore. Per il resto l'apparecchio si presenta come il
primo giorno e funziona perfettamente.
Non ho favorite fra le Rollei perché sono tutte
uguali nella resa. Quando viene il suo turno la prima Rollei esce
dall'armadio e torna all'opera. Però quella Rolleicord mi fa ritornare ai tempi
andati e a quanto di bello da essi ho tratto .. in fondo solo le
fotografie da me stampate.
Gli scatti che vi propongo risalgono agli anni dal
1964 al 1970. Per la foto dei vecchietti che sorvegliano i
pescatori ho usato (come denuncia la grana, visibile anche se non
sgradevole) pellicola Ferrania da 28 °Din, considerata nell’anno
1964 come il top di rapidità; per le altre pellicola Ferrania da
18 ° Din. I raffinati valutavano tale sensibilità come
troppo elevata e foriera di grana. Per ragioni di costo, e anche perché soddisfatto
dei risultati, non ho mai usato pellicole da 14 ° Din, allora
considerate come indispensabili per un lavoro di qualità. Tutti i negativi sono stati sviluppati con la
vecchia formula convenzionalmente indicata come 10, 100, 1.000,
ovvero 10 grammi di metolo, 100 grammi di solfito di sodio
anidro, un litro d’acqua. Limitavo il rivelatore a 7 grammi per
litro e non recuperavo la soluzione usata poiché la tank che
ancora conservo richiedeva circa 300 centilitri di liquido e
quindi, pur nelle esigenze di far quadrare il bilancio personale,
potevo permettermi quel modesto spreco. Per acidificare il fissaggio usavo il bisolfito di
sodio; non ricordo i quantitativi. La carta usata era Ferrania nelle varie gradazioni.
Sviluppavo le stampe con un rivelatore la cui formula avevo
trovato su un ricettario Ferrania; avevo però sostituito i 5
grammi di idrochinone per litro con 0,5 grammi di fenidone,
ottenendo immagini a mio avviso più “calde”. L’ingranditore era un Durst 609 con obbiettivo
Componar 75, ancora conservato in perfette condizioni.
Forse un giorno riorganizzerò la mia esistenza
dedicandomi di nuovo a sviluppo e stampa casalinga.
Forse mi limiterò a migliorare l'attrezzatura informatica e userò
il PC come ingranditore e la stampante come bacinella di sviluppo
(ma ad oggi, specie per la resa della stampante, le immagini
realizzate lasciano a desiderare).
Forse quando avrò tempo e spazio adatto non avrò
più la necessaria disposizione d’animo . Ma bisogna sempre sperare
nel futuro senza dimenticare il passato.
Le immagini, del formato 30 x 40, sono
perfettamente conservate e non denunciano l’età. Qualche anno addietro le ho fatte montare su lastra
di alluminio. Sono evidenti, pur nei limiti della scansione con
uno scanner piano di modesta qualità,
il buono stato delle foto e l’estrema nitidezza offerta dallo
Xenar 3,5. Date una occhiata alle mie modeste realizzazioni:
sono pur sempre un esempio delle possibilità offerte dalla
tradizionale fotografia in bianco e nero, realizzata con
procedimenti chimici. Qualcuno pensa che fra trent’anni le foto oggi
sfornate dalle moderne stampanti ink jet saranno ancora
presentabili?
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