Su l'etrusche
tue
mura,
erma
Volterra,
fondate nella
rupe, alle tue
porte
senza
stridore, io
vidi
genti
morte
della
cupa
cittā ch'era
sotterra.
Il flagel della
peste e della
guerra
avea piagata e
tronca la tua
sorte;
e
antichi
orrori nel tuo
Mastio
forte
empievan l'ombra
che nessun
disserra.
Lontanar le
Maremme febbricose
vidi, e i plumbei
monti, e il
Mar
biancastro,
e l'Elba
e l'Arcipelago
selvaggio.
Poi la mia
carne
inerte si
compose
nel
sarcofago
sculto d'alabastro
ov'č
Circe e il
brutal suo
beveraggio.
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