Come riempire il quadrato
Come
avranno constatato molti rolleisti, è più naturale riempire il formato
quadrato che sfruttarne solo una parte, in vista della riduzione a
rettangolo.
Questo rilievo
dimostra l’autonomia dello strumento fotografico come mezzo di
espressione.
Chi vuole
concretizzare un’idea con un apparecchio fotografico deve accettare
alcuni parametri immutabili, tra i quali appunto il formato (che può
solo essere ristretto mediante taglio ma non ampliato), e contenersi in
modo da utilizzarli al meglio.
L’adattamento al quadrato è
pressoché automatico poiché la grande immagine ben visibile sul vetro
smerigliato consente, dopo che si è fatto un minimo di abitudine ai lati
invertiti, una agevole disposizione dei vari elementi secondo uno schema
guida, sia esso dato dai piani degradanti, dalla prevalenza della zona
centrale dalla disposizione secondo la diagonale o secondo linee
ortogonali, parallele o convergenti. Col passar del tempo viene meno
l’iniziale riserva di tagliare il troppo e il vano in una fase
successiva poiché si prende l’abitudine di pensare più a lungo prima di
scattare, ci si accosta al soggetto in modo da escludere elementi di
disturbo, ci si allontana quando si vede che senza quel particolare che
sembrava inutile la foto perde qualcosa ed anzi è meglio che esso sia
più visibile.
E quando si ritirano
le foto stampate (o si dà un’occhiata al negativo sviluppato in casa) si
constata spesso che l’unico scatto realizzato dice molto di più di quel
che avrebbero detto cinque o sei foto sparate con un 35 mm.
Queste
considerazioni sono avvalorate da un’osservazione che traggo dal sito di
cui ho poco prima dato l'indirizzo.
Le
immagini che guardiamo con i moderni strumenti, sono rettangolari: così
infatti si presentano gli schermi del computer e del televisore (e tali
si presentavano alla data di realizzazione del primo progetto Rollei lo
schermo cinematografico e il palcoscenico del teatro). Il formato
quadrato obbliga a vedere l'oggetto e il mondo delle forme in altro
modo.
Aggiungo un rilievo: tanto siamo abituati all’uso degli strumenti
sopra menzionati, che la maggior parte delle foto realizzate in formato
24 x 36 (penso anche 4,5 x 6 ma non ho una casistica personale
abbastanza ampia per formulare valutazioni basate su un riscontro
statistico) vengono scattate in orizzontale e solo eccezionalmente si
passa al verticale. E non si deve trattare di una mia pigrizia mentale
poiché nel recentissimo libro Foto Digitale Tecnica avanzata, La
biblioteca del Fotografo, n. 38, si legge alla pag. 67 il suggerimento
di sfruttare la possibilità offerta dal costo zero dell’immagine
digitale su scheda per scattare una seconda foto dello stesso soggetto
in verticale, posto che ad un esame successivo tale orientamento del
quadro potrebbe soddisfare maggiormente o esser richiesto da esigenze
d’impaginazione.
Ma il senso di
sconcerto che può cogliere colui che, abituato a guardare sullo schermo
del pc o del televisore o ad usare apparecchi che utilizzano il 24 x 36,
per la prima volta impiega un apparecchio che restituisce il formato
quadrato, scompare ben presto poiché un minimo di attenzione consente di
scoprirne le infinite possibilità.
Sul numero di
settembre 2002 di Fotografare si legge un pregevole servizio dedicato
alla prova della Seagull Big Twin 3; lo scritto fornisce una esauriente
descrizione di tale apparecchio ed è una autentica miniera di
interessanti notizie.
Già vi ho fatto
riferimento nel capitolo del mio futuro E-book “Elogio del pozzetto”,
per richiamare un interessante elenco delle posizioni in cui può essere
usata una biottica.
Alla pag. 41 si
trova una finestra intitolata “dinamica del quadro” ove si prendono
sinteticamente in considerazione le distinte situazioni di chi scatta
nel quadrato ma già pensa al taglio in orizzontale o in verticale (salvo
a cambiare poi idea) e di chi pensa al quadrato così come lo vede nel
mirino.
Per questa seconda
ipotesi si osserva che nel rettangolo il lato più lungo trascina
l’occhio nell’inquadratura, mentre il quadrato suggerisce “immagini più
classiche in cui gli elementi del soggetto sono disposti intorno a un
punto centrale e si irradiano da esso”.
Questa è
indubbiamente una delle modalità di composizione dell’immagine nel
quadrato, ma l’esperienza di tutti i rolleisti insegna che la
suggestione dell’immagine può derivare anche da schemi compositivi ben
diversi.
Vorreste leggere
qualche suggerimento più concreto?
Premetto
un'indicazione di portata generale, tratta dal solito dal sito di cui ho
fornito l'indirizzo in apertura (ne richiamerò anche qualche immagine e
qualche schema compositivo: non violo il copyright poiché indico la
fonte).
Una
buona esercitazione per imparare a comporre un'immagine si può fare
partendo da una fotografia che ci sembra ben riuscita.
Si prepara uno
schizzo da cui risultino le parti più importanti dell'immagine (o si
realizza una copia a bassa risoluzione, su
carta normale).
Con
una matita si fanno dei circoletti sui punti che ancora colpiscono
l'occhio. Si segnano delle frecce per indicare la direzione che l'occhio
segue da un punto all'altro. In questo modo è facile cogliere
l'inserzione di parti insignificanti o di elementi importanti ma slegati
e verificare se l'immagine si compone ad unità o è realizzata in
modo dispersivo.
Sulla base di questi
principi provo, senza alcuna pretesa poiché sono un appassionato cui
piace meditare sui propri risultati, non un esperto che può dettare
regole precise, ad esaminare alcune ipotesi ricorrenti. È sufficiente
cliccare sul titolo che vi interessa per aprire il relativo sub
paragrafo. Ogni volta premetto qualche considerazione introduttiva,
indico immagini che rispondono alla specifica caratteristica
evidenziata, propongo una serie di analisi assistite in qualche caso da
schemi presi a prestito o da me predisposti allo scopo.
Una indispensabile
premessa: tutte le immagini che vi propongono sono state pensate, al
momento dello scatto, in modo da utilizzare al massimo il quadrato e
riempirlo in ogni particolare. Vale quindi per tutte l’affermazione che
il taglio, comunque attuato, finirebbe per snaturarle e togliere loro
quel poco di buono che sono stato capace di ottenere con le mie modeste
possibilità. Le considerazioni che svolgo non valgono per immagini
pensate fin dal momento dello scatto in orizzontale o in verticale e
neppure per quelle che non di rado si scattano volutamente a una
distanza dal soggetto principale alquanto superiore a quella necessaria
per dargli il necessario risalto, con la riserva di studiare poi a
tavolino il taglio migliore per ottenere una buona fotografia. Ho già
scritto da qualche parte che ogni obiettivo Rollei cela uno zoom 40 – 75
o 80, idoneo, data la straordinaria incisività, ad esser messo in
funzione in camera oscura o al computer.
Devo ancora chiarire che non rifuggo dal ritratto fotografico ma nelle
foto che metto in rete la figura umana, per ovvio rispetto della altrui
riservatezza, compare solo come fattore compositivo atto a dare una
dimensione agli altri elementi dell’immagine e quindi a distanza tale da
non consentire l’individuazione del soggetto.
Evito perciò di prendere in
considerazione il suo inserimento nel quadrato.
Non fanno
eccezione le foto della stanza Una Rolleicord, una vita poiché si tratta
di riprese che risalgono a circa 40 anni e chi vi compare .. ora è
savio od è sepolto e quindi non vi sono problemi di riservatezza.
Ma in quel periodo stampavo nel rettangolo e quindi quelle immagini
esulano dal tema.
Ed ora, senza alcuna pretesa
poiché non sono un esperto che può dettare regole precise ma un
appassionato cui piace meditare sui propri risultati, passo ad
esaminare, nella sezione che segue, alcune ipotesi ricorrenti. È
sufficiente cliccare sul titolo che vi interessa per aprire il relativo
sub paragrafo.
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OoOoOoO
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-Schemi
compositivi valorizzati dal quadrato
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