Luckiflex
Correva l'anno 1946. Le città italiane, fino a
pochi mesi prima bersaglio inerme dei Lancaster e dei B 19, erano ancora ridotte a cumuli di macerie. Ma la nostra
capacità di risollevare il capo nelle situazioni più drammatiche
diede vita ad una serie di piccole industrie che realizzarono
apparecchi fotografici innovativi. Così a Milano alcuni ex
dipendenti della Salmoiraghi ripresero progetti già sviluppati
in vista di una riconversione e diedero vita alla C.G.S. (Ghecchi
e Giovanni Sommaruga, poi divenuta Fotorex).
Il primo apparecchio, una
normale 24x36 con mirino galileiano e ottica rientrante, si
chiamò Lucky (forse i costruttori volevano augurarsi una fortuna
in effetti mancata). La produzione fu di circa 5 - 6.000
pezzi l'anno, in totale intorno a 30.000.
Ma il pezzo più originale fu
sicuramente la Luckiflex, una biottica che utilizza la pellicola
da 135 mm e ripete le
forme classiche della
Rolleiflex.
Risulta ben visibile la leva di
avanzamento sul lato destro e la messa a fuoco mediante rotazione
della lente frontale sull'ottica di ripresa con azionamento, tramite
un pignone di rinvio della lente frontale sull'ottica di mira.
Le due ottiche sono entrambe
Solar Anastigmat 50/3,2. Dalla
foto che segue risulta
visibile la scala dei diaframmi allineata al 3,2 e quindi sui
mezzi valori 4,5 - 6,3 - 9 - 12,5 - 18. L'otturatore, oltre ai
comuni valori di 1/300, 1/100, 1/50, 1/25, ha un insolito 1/20.
Il caricamento della pellicola
avviene previa rimozione del
lato sinistro
con rotazione dell'apposito
bottone. L'introduzione della pellicola avviene quindi
come sulle Leica,
con il dorso chiuso.
La
borsa pronto, sullo
stile Rollei, è ben rifinita e anche il copriobbiettivo arieggia
quello della Standard Alt. Si nota dalla foto il pomello di fermo.
Era quindi possibile collegare il treppiede all'apparecchio
pur
senza estrarlo dalla borsa, ciò che invece non riesce senza manomissione sulle Rollei più recenti.
Il formato è come già detto
24x36, con orientamento verticale.
La
lastrina di messa a fuoco
presenta una zona centrale rotonda che dovrebbe incorporare una
lente destinata ad agevolare la messa a fuoco.
Segnalo una particolarità: sul
dorso, là dove le Rolleiflex
hanno la tabella di posa,
la Luckiflex ha una
tabella di profondità di campo,
facilmente leggibile, pratica ed anche
istruttiva.
Faccio infine presente che le immagini
a corredo di questo scritto mi sono state cortesemente fornite da
www.leicatime.com
mentre le notizie sono riprese, con il
gradimento della distributrice Fotocamera sas Milano,
dal libro Fotocamere Italiane di Marco Malavolti, vera
miniera di dati interessanti.
OoOoOoO
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