Il freno a tamburo
Altair ricorda di aver letto
di straforo, presso un venditore autorizzato Fiat un opuscolo di
istruzioni riservate ai venditori ove si giustificava la
presenza di freni a tamburo sull'assale posteriore della 850
coupé con
una precisa scelta produttiva in quanto i quattro freni a disco
non avrebbero aggiunto efficacia alla frenata ma solo fatto
lievitare i costi.
E in effetti la 850 coupé
frenava a meraviglia pur essendo sprovvista di servofreno. Non
così altro modello Fiat in catalogo qualche mese dopo, che
malgrado i quattro freni a disco, frenava malissimo, tanto che
fu necessario commercializzare una seconda serie con frenata
servoassistita.
Eppure nella valutazione
corrente i freni a tamburo sono inefficienti per definizione, al
punto che nell'ottima Fiat 16, a fronte di critiche feroci su
tutti i forum, sono stati montati i dischi anche sulle ruote
posteriori.
Invero il freno a disco ha
alcuni punti di forza che ne impongono l'uso nei mezzi moderni,
a due come a quattro ruote
a) soffre meno il
riscaldamento poiché pastiglie e disco sono esposti all'aria
mentre il tamburo è un complesso chiuso, tanto che in qualche
caso venivano previste apposite finestre di aereazione.
b) a parità di potenza
frenante pesa sicuramente meno e consente quindi di ridurre le
masse non sospese;
c) ... costituisce un ottimo
argomento commerciale tanto che viene montato anche su
biciclette dove i vecchi pattini vanno benissimo e danno meno
fastidi.
Invero i costruttori di
freni a tamburo non si sono arresi tanto facilmente e, oltre a
finestre di aereazione, hanno sfruttato, al fine di aumentare la
potenza frenante a parità di sforzo, la caratteristica delle
ganasce incernierate in senso contrario a quello di rotazione di
offrire una sorta di servoassistenza. Su moto di alte
prestazioni sono state infatti montate due ganasce
contrapposte, incernierate su perni a 180° e entrambi forzate
automaticamente contro il tamburo dall'attrito fra guarnizioni e
superficie rotante.
In luogo di una sola camma
collegata a levetta esterna ve e erano due
collegate da apposita barra,
come ben si vede nella foto, dalla quale risulta anche la
presenza di una feritoia di aereazione. E se la memoria non
tradisce, Altair ha notizia di una nota vettura italiana con
pretese sportive che, sulle ruote anteriori, montava ben tre
ganasce a 120°, tutte autofrenanti.
Conclusione: ormai qualsiasi
costruttore monta un freno diverso da quello a disco
all'avantreno. La scelta di montare i tamburi al retrotreno può
essere razionale poiché la maggior potenza frenante è utile solo
sulle ruote anteriori mentre per le posteriori si deve se mai
evitare il bloccaggio.
Sulla Mash 400, moto pensata
per andare a spasso e non certo per competizioni, il
tamburo posteriore
fa onestamente il proprio
lavoro, assistito da un valido freno motore.
Una notazione personale
(forse non rispondente al vero) ma riferita anche da vecchi
amici che passavano da vetture con freni a tamburo ad altre con
freni a disco: il freno a tamburo ha effetto una minima frazione
di secondo prima di quello a disco e questo, nelle manovre a
velocità ridotta, può offrire qualche vantaggio.
In particolare, quando dopo
un percorso a breve velocità, come accade in coda ai semafori,
occorre fermarsi e mettere il piede a terra, Altair ha
l'impressione di un trascinamento per qualche centimetro con la
Vespa 300, mentre con la Five Hundred una decisa pressione sul
pedale di destra inchioda la moto. Il merito può essere
attribuito al
comando a bacchetta che non ha elasticità veruna, forse al
tamburo, forse a entrambe le ragioni. Sarebbe interessante
conoscere l'opinione di altri utenti delle due ruote.
OoOoOoO
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