Dal quadrato al rettangolo e ritorno
Con ogni probabilità
Reinhold Heidecke, quando realizzò il prototipo della reflex biottica,
non costruì il progetto intorno al formato quadrato ma scelse quest’ultimo
per ovviare alla difficoltà di usare un apparecchio del genere in
verticale anziché in orizzontale.
Nella presentazione
del primo modello Rolleiflex si legge “ottimamente scelto è pure il
formato 6x6 perché il formato quadrato è quello che più corrisponde
all’immagine rotonda del nostro occhio e quindi elimina ogni senso di
esagerata prospettiva”; il rilievo ha però il sapore di excusatio non
petita piuttosto che di convinta evidenziazione di una caratteristica
positiva, tanto che poche righe dopo si segnala la possibilità di usare
il formato 4,5x6 con apposita mascherina.
Verosimilmente vi fu
una sorta di riserva mentale nel senso che un taglio in camera oscura
avrebbe consentito di ottenere gli stessi risultati di una rotazione di
90 gradi, magari col vantaggio di effettuare la scelta a tavolino
anziché durante la ripresa.
Poi la realtà, come
spesso accade, ha superato una previsione basata su pregresse esperienze: coloro che stampavano in proprio ebbero
modo di verificare che solo di rado i fotogrammi Rollei si prestano ad
essere ridimensionati in una cornice i cui lati rispondono al classico
3 x 4. Con l’avvento delle dispositive a colori, per le quali il taglio
è teoricamente possibile, ma sommamente scomodo, con l’uso di forbici,
mascherine e di un proiettore munito di obbiettivi zoom, gli utenti
della biottica hanno cercato di riempire il formato quadrato e
sfruttarne le opportunità.
Non c’è voluto molto
per constatare che nel buio di una stanza da proiezione la diapositiva
quadrata, a parte il vantaggio che viene dal minore ingrandimento, ha
ben altra suggestione rispetto a quella rettangolare la quale, specie se
orientata in verticale, dà sempre l’impressione che manchi qualcosa.
Anche coloro che
prediligono la stampa e hanno la possibilità di tagliare il troppo e il
vano, o perché hanno tempo, spazio e .. .. tolleranza della moglie per
stampare in proprio in bianco e nero, o perché possiedono uno scanner
capace di digitalizzare il medio formato e una stampante di alta
qualità, o perché hanno trovato un laboratorio disponibile a realizzare
ingrandimenti col taglio voluto, si sono trovati spesso dinanzi alla
constatazione che nulla poteva esser eliminato senza togliere
significato all’immagine.
Già
nell'anno 1954 il Ghedina nel suo Manuale Rollei osservava che non
sempre è necessario stampare in formato rettangolare. Per la
pubblicazione su riviste la stampa quadrata è spesso la migliore; non
così per la fotografia artistica. Ma sul Manuale vengono riportate molte
fotografie in formato quadrato cui è difficile negare qualità
artistiche. In effetti lo stesso autore indica tra gli utenti Rollei i trentaquarantisti, cioè quelli che fotografano
esclusivamente per le mostre che
premiano solo fotografie in tale formato.
Forse
questo era vero negli anni 50, lo è meno attualmente. E così il
fotogramma quadrato, una volta destinato impietosamente al taglio, viene
sempre più spesso stampato come tale, anzi la tendenza è proprio quella
di riempire il quadro fin dal momento dello scatto.
Questa
esperienza l'ho vissuta in proprio: negli anni 50 anch'io stampavo in
formato 30 x 40 e alcuni esempi si trovano nella stanza Una Rolleicord
una vita. Poi, complice la difficoltà di ottenere un taglio esatto in
laboratorio, ho cominciato a far stampare a formato pieno, fino a
rendermi conto che questo era il risultato migliore.
Osserva Michele Vacchiano nel suo scritto
Elogio del quadrato, che il quadro
cui ci ha abituato la pittura non è quasi mai quadrato poiché per secoli
la forma ideale è stata ritenuta quella del rettangolo pitagorico e la
fotografia, sorella minore, ha subito analogo condizionamento. Lo stesso
autore fa notare che lo spazio del fotogramma non è una cornice vuota ma
una figura geometrica in cui le linee e gli spazi della composizione
acquisiscono una ben precisa fisionomia. Il quadrato ha una sua
suggestione proprio perché manca la guida data dalla collocazione degli
elementi secondo una guida orizzontale o verticale, ma se l'immagine è
stata pensata in
tale ambito non si deve permettere che
essa venga tagliata.
Nella composizione in formato quadrato "domina la simmetria, non
il disequilibrio fra le masse; la staticità, non il movimento; la
quiete, non la tensione emotiva".
Una interessante
osservazione si legge a pag. 76 del volume Fotografia con il medio
formato, Editrice Reflex, autore Lief Ericksen: il nostro occhio non
vede quadrato ma rettangolare, le zone periferiche vengono però viste con
la coda dell'occhio, destinate alla percezione di soggetti deboli,
mentre il quadrato che si trova all'interno è appunto quello che appare
chiaramente a fuoco.
Bene, la fotografia
formato 6 x6 fissa appunto ciò che si trova al centro della nostra
attenzione, togliendo il troppo e il vano.
E così i fotografi
che usano i medio formato, anche senza essere rolleisti, dopo un
passaggio al rettangolo, mediante tagli più o meno vantaggiosi dal punto
di vista della bellezza dell'immagine, ritornano al quadrato ed anzi
cercano di sfruttarlo al meglio.
OoOoOoOoO
Come
riempire il quadrato
L’adattamento al quadrato è
pressoché automatico poiché la grande immagine ben visibile sul vetro
smerigliato consente, dopo che si è fatto un minimo di abitudine ai lati
invertiti, una agevole disposizione dei vari elementi secondo uno schema
guida, sia esso dato dai piani degradanti, dalla prevalenza della zona
centrale dalla disposizione secondo la diagonale o secondo linee
ortogonali, parallele o convergenti. Col passar del tempo viene meno
l’iniziale riserva di tagliare il troppo e il vano in una fase
successiva poiché si prende l’abitudine di pensare più a lungo prima di
scattare, ci si accosta al soggetto in modo da escludere elementi di
disturbo, ci si allontana quando si vede che senza quel particolare che
sembrava inutile la foto perde qualcosa ed anzi è meglio che esso sia
più visibile. E quando si ritirano
le foto stampate (o si dà un’occhiata al negativo sviluppato in casa) si
constata spesso che l’unico scatto realizzato dice molto di più di quel
che avrebbero detto cinque o sei foto sparate con un apparecchio 35 mm o
digitale.
Sempre Michele
Vacchiano fa notare che l'uso del formato rettangolare è frutto
di secoli di pittura pensata in funzione del rettangolo
pitagorico. WinWaltzen,
formula
(all'indirizzo:)
http://www.fotografiewimvanvelzen.nl/publication02.htm
un'osservazione molto interessante:
le
immagini che guardiamo con i moderni strumenti, sono rettangolari: così
infatti si presentano gli schermi del computer e del televisore (e tali
si presentavano alla data di realizzazione del primo progetto Rollei lo
schermo cinematografico e il palcoscenico del teatro). Il formato
quadrato obbliga a vedere l'oggetto e il mondo delle forme in altro
modo.
Aggiungo un rilievo: tanto siamo abituati all’uso degli strumenti
da ultimo menzionati, che la maggior parte delle foto realizzate in formato
24 x 36 (penso anche 4,5 x 6 ma non ho una casistica personale
abbastanza ampia per formulare valutazioni basate su un riscontro
statistico) vengono scattate in orizzontale e solo eccezionalmente si
passa al verticale. E non si deve trattare di una mia pigrizia mentale
poiché nel recentissimo libro Foto Digitale Tecnica avanzata, La
biblioteca del Fotografo, n. 38, si legge alla pag. 67 il suggerimento
di sfruttare la possibilità offerta dal costo zero dell’immagine
digitale su scheda per scattare una seconda foto dello stesso soggetto
in verticale, posto che ad un esame successivo tale orientamento del
quadro potrebbe soddisfare maggiormente o esser richiesto da esigenze
d’impaginazione.
Ma il senso di
sconcerto che può cogliere colui che, abituato a guardare sullo schermo
del pc o del televisore o ad usare apparecchi che utilizzano il 24 x 36,
per la prima volta impiega un apparecchio che restituisce il formato
quadrato, scompare ben presto poiché un minimo di attenzione consente di
scoprirne le infinite possibilità.
Sul numero di
settembre 2002 di Fotografare si legge un pregevole servizio dedicato
alla prova della Seagull Big Twin 3; lo scritto fornisce una esauriente
descrizione di tale apparecchio ed è una autentica miniera di
interessanti notizie.
Già vi ho fatto
riferimento nel capitolo “Elogio del pozzetto”,
per richiamare un elenco delle posizioni in cui può essere usata una
biottica.
Alla pag. 41 si
trova una finestra intitolata “dinamica del quadro” ove si prendono
sinteticamente in considerazione le distinte situazioni di chi scatta
nel quadrato ma già pensa al taglio in orizzontale o in verticale (salvo
a cambiare poi idea) e di chi pensa al quadrato così come lo vede nel
mirino.
Per questa seconda
ipotesi si osserva che nel rettangolo il lato più lungo trascina
l’occhio nell’inquadratura, mentre il quadrato suggerisce “immagini più
classiche in cui gli elementi del soggetto sono disposti intorno a un
punto centrale e si irradiano da esso”.
Questa è
indubbiamente una delle modalità di composizione dell’immagine nel
quadrato, ma l’esperienza di tutti i rolleisti insegna che la
suggestione dell’immagine può derivare anche da schemi compositivi ben
diversi.
Vorreste leggere
qualche suggerimento più concreto?
Suggerisce
Win Waltzen, all'indirizzo sopra indicato, una
buona esercitazione per imparare a comporre un'immagine,
partendo da una fotografia che ci sembra ben riuscita.
Si prepara uno
schizzo da cui risultino le parti più importanti dell'immagine (o si
realizza una copia a bassa risoluzione, su
carta normale).
Con
una matita si fanno dei circoletti sui punti che ancora colpiscono
l'occhio. Si segnano delle frecce per indicare la direzione che l'occhio
segue da un punto all'altro. In questo modo è facile cogliere
l'inserzione di parti insignificanti o di elementi importanti ma slegati
e verificare se l'immagine si compone ad unità o è realizzata in
modo dispersivo.
Sulla base di questi
principi provo, senza alcuna pretesa poiché sono un appassionato cui
piace meditare sui propri risultati, non un esperto che può dettare
regole precise, ad esaminare alcune ipotesi ricorrenti. È sufficiente
cliccare sul titolo che vi interessa per aprire il relativo sub
paragrafo. Ogni volta premetto qualche considerazione introduttiva,
indico immagini che rispondono alla specifica caratteristica
evidenziata, propongo una serie di analisi assistite in qualche caso da
schemi presi a prestito o da me predisposti allo scopo.
Una indispensabile
premessa: tutte le immagini che vi propongono sono state pensate, al
momento dello scatto, in modo da utilizzare al massimo il quadrato e
riempirlo in ogni particolare. Vale quindi per tutte l’affermazione che
il taglio, comunque attuato, finirebbe per snaturarle e togliere loro
quel poco di buono che sono stato capace di ottenere con le mie modeste
possibilità. Le considerazioni che svolgo non valgono per immagini
pensate fin dal momento dello scatto in orizzontale o in verticale e
neppure per quelle che non di rado si scattano volutamente a una
distanza dal soggetto principale alquanto superiore a quella necessaria
per dargli il necessario risalto, con la riserva di studiare poi a
tavolino il taglio migliore per ottenere una buona fotografia. Ho già
scritto da qualche parte che ogni obiettivo Rollei cela uno zoom 40 – 75
o 80, idoneo, data la straordinaria incisività, ad esser messo in
funzione in camera oscura o al computer.
Devo ancora chiarire che non rifuggo dal ritratto fotografico ma nelle
foto che metto in rete la figura umana, per ovvio rispetto della altrui
riservatezza, compare solo come fattore compositivo atto a dare una
dimensione agli altri elementi dell’immagine e quindi a distanza tale da
non consentire l’individuazione del soggetto.
Evito perciò di prendere in
considerazione il suo inserimento nel quadrato.
Non fanno
eccezione le foto della stanza Una Rolleicord, una vita poiché si tratta
di riprese che risalgono a circa 40 anni e chi vi compare .. ora è
savio od è sepolto e quindi non vi sono problemi di riservatezza.
Ma in quel periodo stampavo nel rettangolo e quindi quelle immagini
esulano dal tema.
Ed
ora, senza alcuna pretesa poiché non sono un esperto che può dettare
regole precise ma un appassionato cui piace meditare sui propri
risultati, passo ad esaminare, nella sezione che segue, alcune
ipotesi ricorrenti.
OoOoOoOoO
-Foto
in cui compare la linea dell’orizzonte
Se
preferite potete accedere direttamente ad una
cartella che contiene immagini ove
l'orizzonte si trova al centro.
Regola fondamentale
che tutti accettano e ripetono: mai l’orizzonte al centro.
Una foto
rettangolare con il lato più corto sulla verticale e la linea
dell’orizzonte al centro si divide in sostanza in due striminziti
rettangoli insufficienti ad esprimere un’idea valida. Una foto con il
lato più lungo sulla verticale, costruita nello stesso modo, consta
della sovrapposizione di due immagini pressoché quadrate.
In entrambi i casi
l’attenzione si disperde e l’effetto è mediocre.
Anche per l’immagine
quadrata la regola mantiene la sua validità, ma non in modo assoluto.
Indubbiamente il soggetto
più interessante si trova quasi sempre nella parte bassa o nella parte
alta del fotogramma ed è quindi naturale collocarlo al di sotto o al di
sopra della linea di orizzonte.
Però in qualche caso
l’orizzonte al centro di un fotogramma quadrato, ovviamente correlato ad
altri elementi importanti, può contribuire a valorizzare questi ultimi.
Faccio riferimento
anzitutto a immagini non mie, con la doverosa umiltà che si deve avere
di fronte ad un lavoro di alto livello.
Cliccate
http://www.fotografiewimvanvelzen.nl/publication02.htm
e
guardate la foto cui è attribuito il titolo Loch Etive.
L’autore mette in
rilievo i tratti salienti dell’immagine secondo lo schema che si trova
nel sito.
L’orizzonte centrale
è evidenziato soprattutto con l’indicazione della zona a sua volta al
centro di tale linea ove convergono i tre soggetti fondamentali, ovvero
la collina sulla sinistra e relativa ombra, la collina sulla destra, la
sponda erbosa in primo piano.
Mi permetto di far
notare che il formato quadrato ha consentito di rispettare la regola
leonardesca del terzo: l’immagine si compone infatti di tre parti date
dal cielo e relative nuvole, la sponda in primo piano, l’acqua e le
colline, ricollegabili ai classici incroci di linee ortogonali.
Sempre nello stesso
sito si trova altra notevole immagine (quella in cui vi è uno scoglio al
centro di una baia, forse la stessa della prima foto di cui ho parlato).
Non viene predisposto uno schema. Magari l’uso di un grandangolo (la
foto è scattata con una Bronica che consente la sostituzione
dell’obiettivo) o di un Mutar 0,7, o almeno l’arretramento di qualche
passo, avrebbero consentito di prendere un po’ più di sponda e di
cielo, in modo da rispettare meglio la famosa regola del terzo, ma la
foto trae ugualmente suggestione proprio dalla divisione in due parti di
eguale importanza. Anche in questo caso l’orizzonte è pressoché al
centro e vale come linea piuttosto che come punto di forza.
Tento di applicare
il canone di valutazione suggerito dall’autore: metterei un punto di
forza sulla sponda in primo piano, un altro sull’isola, due agli estremi
della linea di orizzonte, l’ultimo in vetta alla collina. Le frecce
dovrebbero andare dalla sponda allo scoglio, quindi all’estremo sinistro
della linea d’orizzonte, seguire quest’ultima fino all’estremo destro,
risalire al vertice della collina. Proprio l’orizzonte al centro
consente di vedere in sequenza e riunire, elementi eterogenei in una
immagine che ha un senso compiuto.Ed ora, se permettete, passo a
descrivere e analizzare, non senza aver invocato la vostra comprensione,
due immagini da me scattate.
Cliccate su “Pescatore
solitario”.
Sarebbe molto facile
alzare l’orizzonte, tagliando una parte di cielo; però le nuvole
verrebbero a perder significato e l’uomo al cospetto dell’infinito
sarebbe sovrastato dalla scogliera artificiale.
Tento di schematizzare
l’immagine secondo il solito procedimento: un punto di forza si colloca
ovviamente in basso a sinistra, all’inizio della scogliera artificiale,
altro sul pescatore, altro sulla linea di orizzonte, estremo sinistro,
altro sulla stessa linea, estremo destro. Le linee di osservazione
seguono lo stesso ordine. E il cielo che ha la stessa dimensione
del resto dell’immagine, appena limitato dal promontorio? Direi che
l’orizzonte al centro viene a valorizzare ciò che si ribella alla
schematizzazione: proprio la mancanza di precisi punti di riferimento
(le nuvole hanno solo una funzione di vivacizzare la scena ma non
fissano l’attenzione di chi guarda), dà l’idea dell’immensità.
Cliccate su “Barche
sul lago”.
Sarebbe facile
alzare l’orizzonte tagliando una parte di cielo ma l’immagine diverrebbe
banale, col sapore di cartolina: l’orizzonte centrale serve a fondere
due immagini di per sé prive di significato in un unico contesto che
suggerisce serenità. Un punto di forza si colloca ovviamente sul
pontile, un altro sulla imbarcazione più lontana; collocherei il terzo
all’incrocio dei due sistemi nuvolosi, in alto sulla destra. L’andamento
della linea di osservazione è lo stesso. La linea di orizzonte deve
appunto restare al centro per dare unità al complesso.
OoOoOoOoO
-Foto
in cui prevale un soggetto al centro
Al
solito, potete
accedere direttamente ad una cartella che
contiene immagini ove l'orizzonte si trova al centro.
Già la seconda foto
descritta nella precedente sezione indica come un punto centrale (lo
scoglio appena fuori dell’incrocio fra le diagonali) possa valere per
comporre nel un formato quadrato elementi di contorno rispetto ad uno
centrale.
È troppo facile, ma smentito
dall’esame concreto di immagini pensate nel quadrato, ipotizzare che il formato
debba seguire l’andamento del punto di forza posto al centro e quindi tendere
alla verticale o all’orizzontale in funzione della forma di questo.
In particolare per la figura
umana, come pure per le sue imitazioni figurative dovrebbe prevalere il
rettangolo, in verticale se il soggetto è in piedi, in orizzontale se il
soggetto è seduto o sdraiato.
Ma in concreto, salvo il
caso di particolari che deturpano l’immagine (il solito palo della illuminazione
pubblica o la solita auto in sosta), il soggetto che dà significato all’immagine
sta bene all’incontro fra le due diagonali del quadrato e non si potrebbe
tagliare nulla senza perdita di qualità.
Cliccate su Preghiera
di marmo.
E' facile inquadrare in
orizzontale, tagliando abbondante cielo e un poco d’erba in primo piano; è ancor
più facile inquadrare in verticale, magari collocando la statua sul lato destro.
Ma la Vergine che dall’alto del monte guarda lontano verrebbe a perdere respiro
e la foto avrebbe un interesse esclusivamente documentale, a riprova che sulla
vetta del Monte Sagro è stata collocata una statua.
Cliccate su Fiore
selvaggio.
Nessun problema a inquadrare
in orizzontale o in verticale; ma di fiori ben più gradevoli se ne trovano
ovunque; il gruppo di fiori selvatici è bello (almeno per me lo è) perché si
leva dall’erba incolta e si erge contro lo sfondo dato dalle quinte di monti e
entrambi questi elementi hanno ampio sviluppo.
OoOoOoOoO
-Foto
con piani degradanti
E'
sempre possibile accedere senz'altro alla cartella contenente le
immagini ove l'orizzonte si trova al centro.
Nella fotografia di
paesaggio il quadrato consente di sfruttare al massimo l’effetto dato
dalla successione di piani posti a distanza crescente.
Nulla impedisce ovviamente
di ottenere lo stesso risultato con una foto in orizzontale o in verticale ma
nel primo caso la serie risulta forzatamente ridotta, nel secondo ogni elemento
viene compresso.
Cliccate su
5 Terre 5.
Compaiono tutti i promontori
che delimitano le baie ove si trovano i vecchi borghi liguri. Solo il formato
quadrato ha consentito di dare respiro a ciascuna lingua di terra, fino alla
Punta che chiude il golfo di Monterosso, mettendo in rilievo il mare.
Lo
schema può essere dato da una
serie di punti di forza che coincidono con i promontori. Le linee di
osservazione vanno da ciascuno verso il mare e verso l’alto.
Guardate lo schema da me
predisposto e ditemi la vostra opinione.
Ciccate su
Lago di Massaciuccoli.
La foto, tagliata in
orizzontale diverrebbe banale, venendo a perdere parte del cielo e dell’acqua
scura in primo piano. Il quadrato consente di dare il necessario respiro
all’acqua, alle barche contro le colline, al cielo mosso.
Guardate anche in questo
caso lo schema da me
predisposto e ditemi la vostra opinione.
Cliccate su
Ancora Lago di
Massaciuccoli e guardate lo
schema:
appare evidente che l’immagine trae un significato unicamente dal formato
quadrato poiché altrimenti i singoli piani si troverebbero compressi e sminuiti.
Il formato quadrato dà
risultati di rilievo nelle foto di montagna.
La bellezza della montagna
sta appunto nel susseguirsi di oggetti siti a distanza crescente, fino a quando
l’occhio si perde nell’infinito o trova il punto d’arrivo in qualcosa che
esclude la visione dell’ultimo orizzonte.
Salvo il caso di immagini
destinate ad uno scopo puramente documentale, le foto scattate in montagna
tendono a rendere questo appagamento dell’animo e solo il quadrato può
restituirci ciò che abbiamo provato in un attimo irripetibile.
Cliccate su
Relitto e, se vi interessa, guardate il
relativo schema.
Il vecchio tronco, eroso
dagli animali e dalle intemperie, è l’oggetto che ha attratto la mia attenzione,
ma esso ha un significato sol perché inserito nel prato fiorito, sormontato dal
bosco che si dirada fino al crinale del monte ove tre alberi si stagliano contro
il cielo mosso da nuvole.
Potrei ripetere analoghe
osservazioni per Dal prato al
Focobon e Dai fiori alla
roccia.
Mi limito quindi a rinviare
agli schemi da me predisposti e alle fotografie che trovate nella relativa
cartella.
OoOoOoOoO
-Foto
con prevalenza di elementi a lato o a cornice
Come sempre è possibile accedere ad una cartella contenente
immagini ove il soggetto che mi ha invogliato a
scattare è racchiuso da elementi che lo racchiudono e sono quantitativamente
prevalenti.
Accade non di rado di notare
qualcosa di interessante che però va collocato in un contesto più ampio, o
perché lontano o perché non siamo sicuri che le caratteristiche che ci hanno
colpito possano dare la stessa sensazione a chi guarda l’immagine fuori
dall'ambiente ove è stata ripresa. Questo si verifica sovente in montagna dove
non sempre è possibile usare i piedi per modificare una inquadratura.
Il formato quadrato consente
di dare un senso all’immagine senza soffocarla poiché gli elementi di contorno,
proprio perché disposti in modo uniforme, non divengono prevalenti.
Cliccate su
Alberi tra gli alberi.
Mi avevano colpito le ombre
degli abeti, la cui lunghezza era dovuta all’inclinazione del terreno e non
all’altezza del sole (erano le 15 ora legale alla fine di giugno).
Per di più il sole cadeva
sulla macchina sfidando la protezione del paraluce.
Ho arretrato nel bosco e ho
cercato una finestra tra un pino ed un faggio. Ho diaframmato a 22, regolato la
messa a fuoco sull’iperfocale, posato per le luci.
Il risultato mi sembra
interessante; giudicate voi.
Cliccate su
Cima Piaz.
Il ghiacciaio, pur se in
precarie condizioni di salute per la stagione calda, non era male ma .. se ne
sono visti tanti e poi la giornata assolata aveva una sua suggestione.
Un giovane del luogo,
incuriosito dalla mia Rolleicord, mi ha indicato il punto della strada ove la
montagna è meglio visibile. Fiori, cespugli ed alberi mi sembra offrano una
cornice notevole e compongano una immagine non priva di suggestione.
OoOoOoOoO
-Foto
con elementi disposti secondo linee diagonali o ortogonali
E' sempre possibile accedere subito alla
cartella che contiene immagini ove il soggetto che mi ha
invogliato a scattare è racchiuso da elementi che lo racchiudono
e sono quantitativamente prevalenti.
Nel formato
quadrato la diagonale non segue l’andamento della cornice ma si
trova ad eguale distanza dai vertici contrapposti; le altre
linee inclinate, pur se non collegano vertici contrapposti,
offrono pur sempre una linea guida per collocare gli elementi
significativi.
Anche in
questo caso prendo le mosse da una immagine non mia.
Nel noto
sito guardate Buchaille Etive More e relativo schema.
L’autore ha
voluto evidentemente valorizzare la collina e il suo riflesso
appena accennato nell’acqua. Il soggetto è in sostanza
delimitato da un quadrato iscritto in quello principale ed ha
così un ampio respiro altrimenti impossibile.
Guardate
ancora, sempre nello stesso sito, quella meravigliosa immagine
seppia in apertura.
L’albero è
indubbiamente il soggetto più importante, ma la suggestione
dell’immagine viene, oltre che dalla tonalità degradante, dalle
linee guida che portano gli altri elementi a convergere su di
esso.
Consentitemi
ora, si parva licet componere magnis, di richiamare alcune mie
immagini.
Guardate
Acqua tra gli
alberi. La diagonale fornisce una linea guida lungo la quale
si trova il ruscello che, fiancheggiato da un sentiero, scende a
cascata e divide la zona in ombra da quella ancora illuminata.
Altre linee diagonali, convergenti e ortogonali, evidenziano il
prato in primo piano e il confine tra gli alberi e la nuda
roccia.
Guardate
La cascata.
La
staccionata lungo la strada è perpendicolare alla cascata e gli
elementi che la compongono convergono in un punto; la
staccionata che impedisce di avvicinarsi all’acqua divide a metà
l’angolo retto; il cordolo della strada e il breve tratto di
asfalto in basso danno una dimensione ai vari elementi.
Guardate
Linee convergenti.
La linea di
base del promontorio, la linea esterna della scogliera
artificiale, l’ombra del molo e il piano di quest’ultimo
convergono in uno stesso punto, dando un senso di profondità
all’insieme.
Guardate Maso
Doss (e date
un'occhiata alla descrizione del luogo alla pagina Rollei
Compagna di viaggio): la pavimentazione in elementi
autobloccanti tra i quali l'erba rispunta prepotente guida
l'occhio verso la costruzione; l'effetto viene accentuato dalla
prospettiva offerta dall'impiego del Mutar
0,7.
Guardate
Preghiera sul mare. Anche questa
immagine sfrutta le linee convergenti, ma l’ampia porzione di
cielo dà respiro ed equilibrio.
OoOoOoOoO
|