Mi perdonerà
l'ombra severa di Giambattista Vico se mi permetto di plagiare il
titolo del libro III della Scienza Nuova, Discoverta del vero Omero,
per introdurre un argomento ben più modesto e tuttavia affascinante
per quanti apprezzano la Rollei e in particolar modo per chi scrive,
persuaso dopo aver provato oltre venti biottica, che per soddisfare
la passione della fotografia era sufficiente fermarsi al primo
acquisto ed i successivi sono valsi più che altro a soddisfare il
collezionista.
La reminiscenza
letteraria va però oltre la suggestione verbale: il Filosofo
Napoletano invitava a ricercare in Omero non la fantastica leggenda
del cieco che narra le storie degli eroi ma lo spirito eroico del
popolo greco; è forse il caso di ricercare, in luogo di certi
congegni le cui possibilità operative vengono forse sfruttate per il
10% e tuttavia riescono a deviare l'attenzione dell'operatore
dall'immagine al gioco dei menu a tendina, gli strumenti che possono
servirci a fare delle foto migliori o comunque risultino tali da appagare il
desidero di fermare un'immagine previsualizzata nella nostra
fantasia.
Queste
considerazioni le ho svolte
in più occasioni sotto varia forma e non
pensavo di ripetermi fino a quando, sull'ultimo numero della
simpatica rivista "Tutti FOTOGRAFI", anno 2007, gennaio, pag. 153, ho letto con vivo
interesse lo scritto di Elio Pecora intitolato "Rolleicord: la
qualità del medio formato". La particolarità dell'elaborato sta nel
dichiarato scopo di parlare della Rolleicord non già come oggetto da
collezione ma come strumento a disposizione del fotoamatore per
l'impiego corrente. Da questo assunto
si trae la conseguenza che l'aspirante al passaggio al medio
formato farà bene a ricercare una Rolleicord, magari vissuta nella
carrozzeria, purché accettabile nell'ottica e nella meccanica.
Il paradosso
apparente ha una sua coerenza .
Invero una
Rolleicord (come tutte le biottica) risponde allo
standard costruttivo delle professionali di un tempo, tale da
garantire oltre centomila scatti. E poiché centomila scatti di un
apparecchio che invita alla meditazione sul singolo fotogramma e non
certo a sparare a raffica nella speranza che ne esca qualcosa
d'interessante, si realizzano in un tempo che supera la
vita del singolo fotoamatore, è più facile che si debba intervenire,
magari per rimuovere qualche traccia di olio indurito,
su un esemplare tenuto fermo in un cassetto per decenni
piuttosto che su uno che è stato tenuto abitualmente in
funzione, pur se
evidenzia segni d'uso.
Le foto a corredo
dell'articolo che mi ha dato lo spunto per queste riflessioni sono
persuasive: la Rolleicord VB della quale si mostrano i
particolari non è stata certo trattata con tanti riguardi se, a parte
qualche sverniciatura, è partito lo stemma sul frontale del pozzetto
e tuttavia le foto realizzate sono inequivocabilmente "Rollei".
A questo punto vi
invito a leggere con attenzione tale scritto: anche se
ritenete di sapere tutto al riguardo non sarà inutile confrontare le
vostre conoscenze con le notizie fornite in un elaborato dal taglio
originale.
Se siete
proprietari di una Rolleicord ripeto l'invito ad usarla: ogni volta si
ripeterà lo stupore nel constatare risultati eccezionali.
Se la Rolleicord
non la avete ancora approfittate dell'ubriacatura digitale per attingere ad
un mercato in ribasso (forse non per molto).
Altair ha
qualcosa da aggiungere al gran numero di notizie che Elio
Pecora ci fornisce?
Senza alcuna
pretesa di dare lezioni ma sulla base di una esperienza di circa
mezzo secolo, posso fornire qualche altro dato.
Le Rolleicord fino
al modello IV hanno un interesse soprattutto collezionistico anche
se alla prova concreta la IV munita di Xenar
triangolo rosso
(trattato per il colore)
restituisce immagini che in pratica non si
possono distinguere da quelle dei modelli successivi.
Tuttavia la IV è
classificata da Derqui come particolarmente rara ed è quindi probabile che il
prezzo sia elevato rispetto a modelli più recenti.
La V presenta per
la prima volta l'accoppiamento tempi - diaframmi e questo agevola la scelta fra le varie combinazioni. I due bottoni
di trasporto pellicola e messa a fuoco si trovano ancora sul fianco
destro (e tale caratteristica può dar luogo, nel primo periodo d'uso, a qualche falsa manovra). Il bottone
di messa a fuoco ha un diametro di mm 28,5 contro i 24 del modello IV
e questa misura sarà mantenuta nelle versioni successive.
Con la VA il
bottone di messa a fuoco viene spostato sul lato sinistro per
dare spazio al contapose rimovibile che può essere sostituito con quello in
dotazione al corredo per 16 o per 24 pose.
Con la VB il
pozzetto può essere rimosso e sostituito con il pentaprisma.
Inoltre
il rivestimento non è più in pelle ma in una specie di vulcan, meno
delicato. Negli esemplari più recenti scompare la sincronizzazione M,
ormai inutile per la pratica impossibilità di reperire lampade
monouso e se mai foriera di errori di regolazione.
La scelta fra i
vari modelli dipende dalla disponibilità di un esemplare valido
poiché le opzioni offerte dalle versioni VA e VB rispetto alla V hanno un interesse
ben scarso per chi non è collezionista.
Aggiungo un
particolare cui non vi è cenno nell'articolo in esame, forse proprio
in armonia col suggerimento di non pretendere un apparecchio
paragonabile al nuovo ma uno in grado di ben funzionare.
Le Rolleicord,
almeno a partire dalla V, erano corredate di un pulsante rigido di
scatto, da inserire nella chiocciola destinata a ricevere lo
scatto flessibile.
Tale accessorio, oltre a conferire un
aspetto meno spartano e a rendere l'apparecchio più simile a quelli
di maggior pregio, consente di operare con tempi abbastanza lunghi
senza ricorrere al treppiedi: è sufficiente impugnare la fotocamera
con due mani, tenere ben tesa la cinghia, bilanciare il corpo sulle
gambe un poco divaricate, agire con la punta dell'indice della mano
sinistra sul pulsante rigido. Nella mia gioventù, sia pure aiutato
da una mano più ferma, ho realizzato scatti perfettamente nitidi con
pose di 1/8 di secondo.
Un ultimo suggerimento. Il numero degli
amatori che sviluppano e stampano in proprio tende a ridursi per la
difficoltà di reperire il necessario materiale e per il ridotto
spazio a disposizione nelle case moderne ove è assai difficile
installare un laboratorio. Ma se vorrete cimentarvi con questa
appassionante attività, che Altair purtroppo non riesce a
riprendere pur se ancora ha a disposizione tutta l'attrezzatura
necessaria, prendete in considerazione la pellicola 6x6, più
trattabile per il minor numero di fotogrammi per rullo e per il
minore ingrandimento. E soprattutto ricordate che un fotogramma
impressionato con la Rollei ha caratteristiche tali da rendere meno
percepibile un vostro errore di laboratoristi improvvisati.
Altair
(con molte scuse per i ripetuti links
sotterranei al proprio sito personale)
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