Rollei 4x4 e Agfa Flexilette


Rollei 4x4 e Agfa Flexilette

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Ancora una volta Altair prospetta paragoni improponibili almeno a prima vista, seguendo così, per represso abito professionale, il modo di indagine di certi cultori del diritto i quali, per approfondire aspetti  non del tutto evidenti di un istituto, tentano il parallelo con altro del tutto estraneo.

In verità gli aspetti non compatibili, sotto il profilo dei contenuti e sotto quello operativo, si presentano in diverso modo  se riferiti al periodo in cui entrambi i modelli indicati nel titolo erano in piena produzione e se valutati ai giorni nostri.

Dalla guida fotografica Vasari dell'anno 1961 si constata che l'Agfa Flexilette era venduta al prezzo di lire 39.600, mentre la Rollei 4x4 era venduta a lire 82.000. Si tratta quindi di apparecchi di classe ben diversa, destinati l'uno al dilettante con qualche pretesa oltre lo stretto necessario, l'altro se non al professionista quanto meno  all'utente appassionato al punto di sborsare una cifra all'epoca superiore alla retribuzione mensile di un alto funzionario dello Stato.

Ma oggi il confronto, per l'amatore della fotografia tradizionale che non sia collezionista puro,  riesce ugualmente difficile e sbilanciato stavolta a favore della più modesta creatura. E' vero, una Rollei non ha bisogno d'altro che di una pellicola, ma i rulli 127 sono difficilmente reperibili, salvo che non ci si decida ad acquistarne notevoli quantitativi, e solamente in b/n o per diapositiva   con sensibilità pari comunque a 100 ASA. La Flexilette può invece lavorare tranquillamente e mettere ancora in evidenza le sue buone doti poiché la pellicola da 35 mm si trova in tutti i tipi e sensibilità e vi è solo l'imbarazzo della scelta fra emulsioni destinate all'uso corrente e di livello professionale, per diapositive, per negativi a colori e bianco e nero, fino a quelle che restituiscono negativi di un color seppia caldo (che possono essere stampati in bianco e nero) e si sviluppano con il procedimento C41,  con le stesse severe specifiche del negativo a colori.

Ma l'accostamento risulta comunque significativo poiché entrambi gli apparecchi in discorso sono biottica, anzi la Flexilette è una sorta di prototipo, un esempio solitario che nessuno ha voluto imitare poiché gli orientamenti del mercato stavano cambiando.

L'idea di base è semplice e geniale ad un tempo: su un corpo non molto diverso da quello delle consorelle a un solo obbiettivo, con mirino galileiano corredato o meno di telemetro, è stato montato un blocco contenente due onesti Color Apotar 2,8/45. L'ottica inferiore reca all'interno il diaframma a iride mentre l'otturatore si trova a tergo, fuori purtroppo dal sicuro e comodo riparo dato alle lenti, anche se l'esemplare a mie mani non sembra averne risentito. L'ottica superiore, tramite uno specchio, restituisce una immagine dritta ma con i lati invertiti su una lastrina con stigmometro al centro, riparata da un cappuccio tipo Rollei a due valve, con lentina d'ingrandimento e traguardo a lente frontale. Il formato è il classico 24x36 e vien fatto di domandarci per qual motivo non si è utilizzato invece un 24x24, con tutti i vantaggi connessi, non ultimo quello di consentire un risparmio sulla pellicola (che negli anni 60 costava in proporzione più di ora). Ma l'apparecchio era già abbastanza avveniristico  e verosimilmente i costruttori non se la sono sentita di scegliere quel formato quadrato che ancora gli stessi rolleisti vivevano come un limite piuttosto che un punto di forza. Per il resto la dotazione è all'altezza delle migliori 35 mm a obbiettivo fisso: la luminosità dell'ottica arriva a 2,8, l'otturatore consente tempi da 1 a 1/500, la leva di avanzamento, posta sul lato sinistro rispetto a chi scatta, carica l'otturatore. Si nota che è stata perfezionata e resa più razionale la validissima soluzione della leva di avanzamento posta sotto la macchina anziché sopra: la più blasonata Kodak Retina III C, con Xenon 50/2 venduta allora a  ben 93.000 lire, ha la leva di carica sotto il corpo macchina, ma sul lato destro, lo stesso del pulsante di scatto. In pratica gli scatti in sequenza impongono un rapido spostamento della mano mentre sulla Flexilette è possibile avanzare con la mano sinistra e scattare con la destra.

La Rolleiflex 4x4 ha poche differenze rispetto alla tradizionale costruzione delle biottica di maggior formato, al punto che gli obbiettivi hanno la stessa baionetta I delle 6x6 con ottica 3,5.

Variano ovviamente le dimensioni del corpo macchina come pure la distanza fra le baionette. La manovella di avanzamento viene sostituita da un pratico bottone, la chiusura del cappuccio funge da sicura per lo scatto. Per il resto abbiamo una classica Rollei che, con ingombro e peso ridotti, consentiva, e consente salvo i noti limiti dati dalla difficoltà di reperire la pellicola, tutto quel che si può fare con le sorelle maggiori, con differenze in pratica non avvertibili.

E vediamo, affiancate, le due macchine oggetto della nostra ricerca di due vite parallele.

Devo precisare che il grosso tappo copriobbiettivo col quale si protegge il duplice gruppo ottico della Flexilette non è originale ma è stato sottratto ad un medio tele Jupiter 85/2. Guardate ora le due macchine, sempre affiancate ma prive dei copri ottica e con i cappucci aperti.

Le differenze dimensionali non sono poi notevoli se si considera che il fotogramma 4x4 ha una superficie quasi doppia rispetto al 24x36 e quasi tripla se quest'ultimo viene ridotto o quanto meno avvicinato al quadrato. Anche il peso è pressoché identico. Per fare un rullo di prova con la 35 mm ho usato una custodia pluriuso poiché non sono riuscito a procurarmi una borsa originale. Dalle foto viste su eBay risulta che la Flexilette era fornita con  una classica borsa per 35 mm a ottica fissa, adattata per consentire l'accesso alla leva sottostante. E' nota la varietà di borse di cui dispone la 4x4. Si va dalla borsa dalla forma classica, ridotta solo nelle dimensioni alla borsa a conchiglia

entrambe pratiche e funzionali.

E' inevitabile che nel confronto il prodotto Rollei vinca per raffinatezza del progetto,  cura dei particolari,   qualità dei materiali e della realizzazione. Tuttavia per qualche foto dei nipotini in corsa l'ampio e luminosissimo mirino della Flexilette (più brillante di quello delle Rollei, almeno nell'esemplare a mie mani)  può dare qualche soddisfazione. La qualità dell'ottica consente ingrandimenti anche di qualche rilievo senza caduta di nitidezza e la resa dei colori è buona

L'idea di fondo della biottica si presenta dunque ancora una volta vincente e forse un pozzetto protetto dalle due antine metalliche (o anche di plastica) meriterebbe di essere impiegato pure nelle moderne digitali.

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Altair