Le Rollei speciali
Su questo argomento sono stati pubblicati sul numero 3 del
Bollettino del Rollei Club Italia,
riservato ai soci, due interessanti scritti.
Angelo Derqui ha presentato la sua grandangolo classica, con relativi
accessori, ponendola a confronto con la “neonata Wide”; Roberto Mirandola ha ricordato un prototipo di Rollei con
ottiche intercambiabili (che forse avrebbe dato del filo da torcere
alla Mamya biottica) ed ha fornito interessanti notizie sulle Rollei
tele e grandangolo.
In questa sede voglio offrire una valutazione complessiva su questi
due apparecchi, pregando coloro che vogliono ulteriori notizie, di
consultare questi due scritti ed ancora la pagina di questo sito
dedicata alle
Rollei moderne.
Con la denominazione di Rollei speciali Angelo Derqui, nel suo Book,
indica i
modelli Telerolleiflex e Rolleiflex Grandangolare, realizzati nei
primi anni ’60 con l’evidente scopo di contrastare l’iniziativa della
Mamya che aveva commercializzato un modello a ottiche intercambiabili
tuttora usato da alcuni professionisti, e ancora per rilanciare
l’immagine della biottica, che andava perdendo smalto per l’avanzata
delle reflex 35 mm con obbiettivi intercambiabili.
Dal punto di vista commerciale l’operazione è stata un clamoroso
fiasco.
Si deve anzi notare che ha avuto risultati migliori sotto il profilo
delle vendite la tele, che pure offre concreti vantaggi solo per
alcuni specifici scopi, in pratica il ritratto in studio e talune
foto di paesaggio, rispetto alla grandangolo, che può anche operare
come macchina universale.
Della tele sono stati prodotti circa 8.490 esemplari e non risulta vi
siano stati particolari problemi di smaltimento delle giacenze: per
la grandangolo la produzione si è fermata a 3.906 esemplari e
l’importatore per l’Italia ha dovuto lanciare, come riferisce Derqui a
pag. 123 del suo libro Le biottiche moderne, una campagna promozionale
per svuotare il magazzino.
Le due macchine sono state realizzate sul corpo della 2,8 E, del quale
conservano le caratteristiche fondamentali, in sintesi:
accoppiamento disinseribile fra tempi e diaframmi; esposimetro
con due campi di misurazione e due finestrelle la cui
lettura va riportata a cura dell’operatore sulla scala dei valori di
luminosità; leva di sincronizzazione in alto a sinistra rispetto
all’operatore, anziché a destra.
Entrambe hanno un’ottica di ripresa Zeiss di altissima qualità, con
apertura massima non superiore a 4, per ovvie ragioni di costo, peso
ed ingombro. Anche l’ottica di mira ha, per le stesse ragioni,
l’apertura limitata a 4.
La
Telerolleiflex monta un Sonnar
135/4 con angolo di 32 gradi e l’effetto tele è in pratica
equivalente ad un 75mm su formato 35 mm: troppo perché si possa farne
uso corrente, poco se si deve fotografare un soggetto davvero lontano.
La messa a fuoco è possibile solo a partire da metri 2,80, compatibile
col ritratto in studio, meno per le foto all’interno in genere.
La qualità dell’ottica è superlativa per nitidezza e resa dei colori.
La Rollei
grandangolare monta un Distagon 55/4
con angolo di 71 gradi, in pratica una via di mezzo tra un 35 e un 28
per il 24 x 36, anch’esso di qualità superlativa sotto ogni profilo.
I due pezzi
rappresentano, per ogni appassionato del marchio, l’agognato
completamento della raccolta. Non è facile trovare
esemplari in buone condizioni perché chi ne possiede uno se lo tiene
ben caro e difficilmente lo mette in vendita. Di recente ho notato
un certo aumento delle offerte su E-bay per la grandangolo,
verosimilmente in conseguenza della disponibilità della nuova FW che
ha fatto temere un calo delle quotazioni, qualche anno addietro su
livelli assai elevati. Si parla anche
dell’imminente uscita di una nuova tele, della quale non ho al momento
precise notizie.
Per gli appassionati
della Rollei la tele e grandangolo
originali hanno un fascino
inconfondibile che manca alle moderne repliche.
Però la
coppia vecchia - giovane, per ora
possibile solo per la grandangolo, ha la suggestione degli oggetti
destinati a costituire una tappa nello sviluppo della tecnica.
Ma le Rollei vanno
considerate non solo per la loro bellezza, quasi preziosi oggetti da
vetrina, ma per le loro possibilità operative. Al riguardo si deve
fare una premessa, ovvia ma necessaria. L’acquisto di una
tele o di una grandangolo non avviene per coltivare la passione per la
fotografia con un apparecchio da usare in prevalenza se non in via
esclusiva. Chi è disposto ad
investire un capitale ingente per l’acquisto di una Rollei speciale
già dispone di una o più Rollei “normali”. Il suo scopo è anzitutto di
tipo collezionistico a completamento di una raccolta già consistente.
Egli sa perfettamente quali sono i vantaggi offerti dalle due speciali
e quali i limiti. Se esce di casa con la telerolleiflex già immagina
di scattare un certo tipo di immagini, se con la grandangolo altre. Ma
poi l’imprevisto sopraggiunge quando meno lo si aspetta e quel
soggetto cui non avevamo pensato ci si presenta nelle condizioni più
favorevoli. Il rolleista esperto
ha ben studiato i limiti del proprio apparecchio e quindi rinuncia o
cerca di sfruttarne al meglio le caratteristiche ma non può
prescindere da certi dati immodificabili.
E qui si impone una
seconda riflessione.
Non è proponibile
l’uscita a caccia di immagini con tre Rollei e quindi non ci si deve
dimenticare che la tele ha maggiori limiti operativi: il campo
inquadrato è molto ristretto e se è talvolta possibile arretrare per
riprendere una figura ambientata o un soggetto con un primo piano
importante non ci si può allontanare di quanto sarebbe necessario per
riprendere un paesaggio di montagna con lo stesso respiro offerto non
si dice da un grandangolo ma anche da
un obbiettivo normale. E poi la lunga focale impone l’impiego del
treppiedi o di tempi veloci per evitare il micromosso e la possibilità
di messa a fuoco da un minimo di m. 2,80 è anch’essa penalizzante.
Più versatile è
invero la grandangolo poiché la qualità dell’ottica consente
tranquillamente ingrandimenti spinti di una sola porzione del
fotogramma, la messa a fuoco è possibile da metri 0,60 all’infinito,
l’alterazione della prospettiva non è così marcata da costituire un
problema.
Ma le due Rollei
speciali vanno utilizzate nelle occasioni in cui possono dare il
meglio di sé, non certo quali macchine da ripiego.
E così passiamo a
qualche riflessione mirata appunto all’uso dei due apparecchi nelle
condizioni migliori per sfruttarne le caratteristiche.
La Telerolleiflex
Si fa
apprezzare per la sua bellezza e per
il suo contenuto tecnologico. Le due ottiche
fuoriescono dalla piastra e le conferiscono un aspetto suggestivo. Come ho già detto
l’obbiettivo di presa è un Sonnar Zeiss che rende immagini di estrema
incisività, plasticità e fedeltà cromatica. Nel ritratto queste doti
possono rendere palesi i difetti del soggetto. Le immagini, così come
vengono rese hanno una ricchezza di dettaglio inconsueta, sembra di
contare i capelli e le ciglia, la pelle sembra vista con la lente. Gli obbiettivi hanno
la baionetta III e pertanto non è difficile trovare un rolleisoft per
ammorbidire l’immagine, se abbiamo questa esigenza. Ma forse e meglio
aggiungere un poco di flou in camera oscura o, su immagini scansite,
mediante un programma di elaborazione, se non altro perché ci si può
pentire e concludere che l’immagine “tagliente” è diversa da quelle
consuete e ad esse infinitamente superiore. Nelle foto di
paesaggio, per soggetti che rientrano nei 32 gradi, le stesse doti
consentono immagini esaltanti. Il mirino a traguardo
è realizzato semplicemente riducendo le dimensioni della finestrella
sul lato anteriore del cappuccio. E’ presente lo specchio per verifica
della messa a fuoco ad altezza d’occhio. Il pozzetto è amovibile per
consentire l’uso del pentaprisma. E’ ovviamente
raccomandabile l’uso quanto meno di un monopiede e chi dispone di una
borsa pronto, rimpiange la mancanza dell'apposito tramite sul fondo
(esistente sulle automat A e poi inspiegabilmente scomparso) che
consentiva il collegamento senza estrarre l’apparecchio. Il peso è circa un
chilo e mezzo e con la borsa aumenta di 300 grammi. Certo non poco, ma
non molto di più di un solo teleobbiettivo da montare su una reflex
6x6 SLR. E poi se facciamo della macchina l’uso più appropriato il
peso può non interessare molto.
Conclusione:
l’acquisto non è facile e comporta un esborso almeno doppio rispetto a
quello che dovete sostenere per una 2,8 F, ma è indubbio che si tratta
di un buon investimento e poi il sacrificio è adeguato alla
soddisfazione che ve ne può venire. Come ho già detto, si
parla di una replica in chiave moderna, che dovrebbe affiancarsi alla
nuova grandangolo. Fare qualcosa di meglio sarà ben difficile ma certo
un trio della nuova serie F dovrebbe essere una spettacolo
difficilmente superabile.
La grandangolo
La prima reazione che
ho avuto quando, entrato in possesso di uno dei 3.906 esemplari
prodotti e ritiratomi nella camera d’albergo, ho potuto esaminarla con
calma (e cominciare a fotografarla con la Digitale DK 3000 che non mi
abbandona mai) è stata di chiedermi con stupore come è stato possibile
che un oggetto così bello non abbia avuto un grande successo
commerciale. L’apparecchio ha una
linea maestosa ma più armonica rispetto a quella della tele, come si
vede dalle immagini messe a
confronto. Il frontale è
occupato dalle due
ottiche con una speciale baionetta IV (che rende
purtroppo estremamente difficile il reperimento degli accessori, come
il filtro ed il coperchio copriottica).
Il pozzetto,amovibile per consentire l’uso del pentaprisma, ha speciali
caratteristiche al fine di consentire
la mira ad altezza d’occhio. L’antina anteriore si apre infatti
all’esterno verso l’alto e scopre così una lente che amplia il campo
visivo. Non è invece possibile in controllo della messa a fuoco ad
altezza d’occhio. Purtroppo la possibilità di rimuovere agevolmente il
pozzetto viene talvolta sfruttata da qualche venditore poco
scrupoloso per sostituire il pozzetto originale con altro, sottratto
ad una qualsiasi Rollei. Il consiglio di
Roberto Mirandola (Bollettino n. 3, pag. 11) di effettuare un
controllo sul particolare, è quanto mai opportuno.
Complice una stagione
inclemente ho potuto usare la grandangolo classica per un solo rullo,
con risultati ovviamente all’altezza delle aspettative. E’ ancora presto per
fare un raffronto fra la classica e la nuova FW sul piano della
praticità d’impiego. La nuova pesa un po’
meno e la borsa, che fra l’altro ospita una 2,8 FX senza che questa
scompaia, ha un aspetto in po’ meno imponente. La differenza fra una
focale di 50 ed una di 55 mm dovrebbe essere poco avvertibile ma io ho
avuto invece l’impressione che la nuova, con il maggiore angolo di
ripresa, ponga qualche problema in più per l’eliminazione di
particolari sgraditi. Sono ben note le semplificazioni della nuova,
messe in evidenza dell’articolo di Derqui sul Bollettino n. 3, nel
senso che manca l’autoscatto e non è possibile usare il mirino a
traguardo e ancora il caricamento deve avvenire con il sistema dei
punti rossi, essendo scomparso il classico dispositivo “tasto”. In compenso la nuova,
oltre all’esposimetro accoppiato con lettura TTL e regolazione
flash con lo stesso sistema, offre una
slitta che può essere
utilizzata per installare una livella e tutti sappiamo quanto è
importante mettere in bolla l’apparecchio, specie se viene utilizzata
un’ottica grandangolare.
Conclusione:
procuratevele entrambe, non vi pentirete dell’investimento.
Altair
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