Lo sviluppo della produzione di
apparecchi fotografici che in luogo della classica pellicola
utilizzano un sensore capace di trasformare l'immagine in un file
suscettibile di elaborazione nelle forme più varie è un fenomeno
troppo evidente.
Vengono stampate apposite riviste
per il settore e anche le tradizionali pubblicazioni dedicate
alla fotografia hanno saputo cogliere in tempo utile questa tendenza
del mercato e si sono adeguate.
Ma prima ancora si erano adeguati
i produttori di materiale fotografico (saremmo tentati di dire di
hardware), presenti in massa.
A fianco di marchi fino a ieri
noti solo per l'elettronica troviamo così marchi classici della
fotografia.
Non sempre le creazioni sono
originali, anzi un occhio smaliziato constata, con un poco di
attenzione, che lo stesso apparecchio viene
commercializzato sotto marchi diversi, magari con differenza di prezzo non trascurabile. E se ciò accade per quel che si vede è facile
immaginare quale sia la situazione di ciò che non si vede, ovvero dei
componenti racchiusi nel guscio. Invero la rapidissima obsolescenza
dei prodotti, destinati ad essere superati nel giro di mesi se non di
settimane da altri dalle caratteristiche superiori, almeno sulla
carta, non suggerisce la costruzione di apparecchiature
destinate a sfidare i decenni.
Il marchio Rollei è presente
ovviamente sul mercato, con prodotti made in China, rinnovati e
sostituiti di
frequente, nei quali si ritrova però qualche idea originale, ciò che non è certo facile nel
settore.
Non ci sembra utile prendere in
esame tutta la produzione Rollei dal primo ingresso nel settore
dell'informatica. Vogliamo parlarvi solamente del modello
di punta alla fine dell'anno 2003, che sembra distaccarsi in qualche modo dalla
linea usuale.
E poi, visto che questo è un sito
dove tutti gli appassionati della Rollei possono esprimere le proprie
idee, vorremmo descrivervi un sogno (che potrebbe anche diventare
realtà).
Rollei Dk 3000
Si nota subito l'originalità della linea che non rinnega le forme
dell'apparecchio fotografico ma le adegua a caratteristiche tecniche
del tutto diverse.
In una fotocamera tradizionale di piccolo formato l'obbiettivo deve
trovarsi al centro, fra i due alloggiamenti destinati ad ospitare il
caricatore e la bobina di avvolgimento. Nell'apparecchio digitale il
sensore non deve spostarsi e quindi vi è maggiore libertà nel
posizionamento dell'obbiettivo. Molti costruttori di reflex, di fronte a
tale realtà, hanno scoperto che fra le due protuberanze estreme una
era di troppo e si sono limitati ad eliminarla, col risultato di
sfornare apparecchi che sembrano essere stati tagliati col flessibile. In qualche
caso si è fatto ricorso a forme (o a formule) strane, caratterizzate
da sviluppo
verticale e magari obbiettivo invisibile.
I progettisti della Dk 3000, sicuramente per ragioni tecniche
suggerite dalla disposizione dei componenti interni ma con risultato
apprezzabile dal punto di vista estetico, hanno spostato l'obbiettivo,
ovviamente rientrante e abbastanza protetto in posizione di riposo,
all'estrema sinistra, lasciando così del tutto libero il frontale. Il
classico parallelepipedo in orizzontale è stato interpretato in modo
nuovo, per l'insolito rapporto fra lunghezza e altezza, e soprattutto
per gli arrotondamenti che gli danno un aspetto inconsueto.
Una singolarità è data dalla mancanza di mirino ottico. Forse la
ragione è quella assai prosaica del contenimento dei costi poiché
sarebbe stato necessario un congegno capace di adeguarsi alle variazioni
dell'obbiettivo zoom. Il frontale risulta così ancora più pulito e poi
inquadrare l'immagine nel display .. fa molto Rolleiflex. In effetti
l'immagine è visibile anche da un'angolazione non
indifferente e questo consente, entro certi limiti, di inquadrare a
braccia tese, di fianco o anche in alto.
Il consumo di corrente è certamente più elevato per
l'impossibilità di spegnere il display ma, grazie alla batteria al litio,
l'autonomia è discreta, circa 70 scatti con l'uso del flash al 50% dei casi .
Tutti i possessori di apparecchi digitali con batteria dedicata
dovrebbero provvedere senza indugio all'acquisto di una batteria di scorta
per evitare il rischio di restare a secco di energia e anche per non
degradare l'apparecchio a soprammobile nel caso di un
sempre possibile tradimento prematuro dell'accumulatore.
La memoria interna è di 16 Mb e possono essere installate le solite
schede SD che consentono un gran numero di scatti e un agevole
trasferimento delle immagini al PC per successive elaborazioni.
E' possibile commutare da menu fra la memoria interna a quella su
scheda rimovibile e ciò consente di mantenere una riserva di scatti,
sol che si lavori normalmente su quest'ultima.
Il numero di immagini che possono essere realizzate su una scheda
da 64 Mb varia ovviamente in funzione della qualità richiesta, da 42,
con la risoluzione massima interpolata o con la definizione indicata
come migliore, a 88 con quella di default di pixel 2048 x 1436, per
spingersi fino a oltre 200 con la risoluzione minima.
Alla massima definizione il tempo di registrazione è piuttosto
lungo, abbastanza contenuto a quella di default.
Si deve segnalare una singolarità: per quel che si può vedere
sullo schermo del PC forzando al massimo l'ingrandimento, il risultato
migliore per nitidezza d'immagine, contrasto e ricchezza di
toni, si ottiene proprio con la regolazione di default, come potete
vedere dalle immagini che seguono, fortemente ingrandite.
Ecco infatti un particolare dalla foto alla regolazione di
default, ingrandita con Adobe Photoshop al limite dei pixel reali:
Ed ecco un particolare da altra foto dello stesso soggetto,
scattata alla massima definizione, sempre ingrandito con le stesse
modalità:
La differenza è abissale e non sembra davvero che si tratti di
immagini scattate con lo stesso apparecchio, a
pochi secondi una dall'altra, dallo stesso operatore il quale si è
limitato a variare la definizione con l'apposito pulsante
Misteri dell'elettronica.
Se qualche visitatore del sito ha una spiegazione, provvederemo a
pubblicarla con tutta l'evidenza che merita.
Il manuale cartaceo è ridottissimo ma il CD di dotazione
ne contiene uno in formato pdf, ampio ed esauriente anche se la
traduzione sa di ..anglopechinese e richiede qualche sforzo
interpretativo.
Lo strumento è sicuramente valido e innovativo.
E' lecita la domanda se un rolleista puro può trarne una qualche
utilità che vada oltre la prova di un nuovo apparecchio destinato a
scrivere con la luce, sia pure con diverso metodo.
Non sono pochi coloro che oltre ad una Rollei classica con rullino
di scorta si portano nel taschino del gilet una Rollei 35 o, se hanno
il gusto dell'infedeltà, una Retina III C o magari una Leica,
soprattutto al fine di disporre di una riserva utile per riprendere i
compagni di gita, studiare qualche soggetto che si pensa di poter
riprendere in condizioni di luce più favorevoli, scattare la
foto irripetibile quando la biottica è scarica e non c'è tempo di
sostituire il rullino.
E poi un negativo impressionato con un apparecchio di classe, pur
se 35 mm, consente stampe su carta di buona qualità, pur se inferiori
rispetto a quelle che consente la biottica.
La funzione di ruotino di scorta è stata fino ad ora affidata a
fotocamere che consentono di scegliere tempo, diaframma,
messa a fuoco, sensibilità della pellicola poiché il rolleista mal si
adatta ad uno strumento che vuole fare tutto o quasi da solo.
Però questa macchina ci ha aiutato a rompere il ghiaccio e ci ha
indotto a formulare una folle idea senile.
Ma prima date un'occhiata a qualche foto scattata con la digitale.
Vorrete ammettere che, almeno su Internet, lo svantaggio non è poi
così abissale.
Tolda sul
mare
Agave
Affaccio sul campanile
Obelisco
moderno
Il
pianto dell'albero
Altair
Il sogno è
l'infinita ombra del Vero
* * * *
|