Exacta

 

 

 

 

EXAKTA VX 1000

di Mauro Di Giovanni

 Ed eccoci a parlare dell’antesignana di tutte le reflex 35mm. Non la prima in assoluto: il primato spetta per un soffio alla sovietica “Sport”, costruita nelle officine GOMZ di Leningrado; ma questa macchina non ha niente a che fare con il moderno concetto di reflex, resta un progetto incompleto – l’obiettivo è intercambiabile ma non sono previste ottiche alternative – e senza discendenti. La Kine Exakta (Kine sta ad indicare l’uso della pellicola cinematografica 35mm) entra in produzione nel 1936 nella fabbrica Jhagee di Dresda, e anticipa già molte delle caratteristiche delle moderne reflex a sistema: ottiche intercambiabili con innesto a baionetta, leva di carica rapida, otturatore con tempi da 12 secondi ad 1/1000. La classica forma trapezoidale e le caratteristiche di base resteranno praticamente immutate fino all’ultima, vera evoluzione delle Exakta di Dresda, la VX 1000 del 1967, oggetto di questo articolo. 

Scheda tecnica

 

Un po’ di storia…

La Società Jhagee (resa fonetica dell’acronimo IHG: Industrie und Handels Gesellschaft) viene fondata a Dresda nei primi anni del ‘900 dall’olandese Johan Steenbergen.

 

 

 

 Nel ‘33 viene presentata l’Exakta VP 4x6,5cm, una reflex monobiettivo che utilizza pellicola formato 127 (Vest Pocket). Da questo progetto deriva la Kine Exakta del 1936, a buon diritto la prima reflex 35mm di concezione moderna. La continua evoluzione di questo modello non stravolgerà mai il progetto originario, tanto che la Kine Exakta del ’36 e l’Exakta VX 1000 del ’67 sono sorprendentemente simili per forma e caratteristiche tecniche. Segnaliamo il modello Varex del 1950 che celebra la piena maturità del sistema, introducendo il pentaprisma intercambiabile per la visione ad altezza dell’occhio. Dalla VX 1000 (ultima evoluzione del progetto originario, con specchio a ritorno istantaneo) deriva nel ’69 il modello semplificato VX 500, commercializzate entrambe anche con il marchio Elbaflex. L’Exakta RTL 1000 del ’70 (prodotta dalla VEB Pentacon con un progetto comune a quello della successiva Praktica VLC) è l’ultima reflex 35mm dell’Est con lo storico nome. Esiste anche una Exakta “occidentale”, il modello Real del ’66, realizzato dalla società Jhagee Kamerawerk di Berlino (fondata dagli eredi di Steenbergen). Lo storico marchio, tornato legalmente agli eredi, finirà ingloriosamente ad ornare il pentaprisma di economiche reflex giapponesi.  

La tecnica…

L’inconfondibile linea dell’Exakta è caratterizzata da un corpo interamente metallico dalla tipica pianta trapezoidale. Sul frontale il longevo innesto a baionetta di piccolo diametro – adottato anche dalle reflex Topcon – poggia su di un robusto scudo pentagonale in metallo satinato, sormontato da una cornicetta rettangolare a fondo nero dove spicca, in carattere stampatello, il nome EXAKTA. La calotta, anch’essa satinata, ospita i comandi curiosamente invertiti, con la leva di carica posta sulla sinistra, così come il pulsante di scatto.

 

 In posizione perfettamente centrale troviamo il sistema di visione intercambiabile, che può essere costituito dal pozzetto, dal pentaprisma – anche in versione esposimetrica – o da un mirino ingranditore per macro e micro fotografia. Un rivestimento in pelle nera fascia l’apparecchio e ricopre il fondello, elegantemente incorniciato da profili cromati. Il dorso incernierato, non intercambiabile, si apre mediante un chiavistello posto sul fianco sinistro della macchina. All’interno troviamo un classico otturatore a tendina a scorrimento orizzontale, l’alloggiamento per il caricatore 35mm e, sulla sinistra, il meccanismo dentato per il trascinamento e il rocchetto ricevente. Quest’ultimo si può togliere, e sostituire con un caricatore vuoto per ricevere la pellicola già esposta. Lo scopo? Utilizzare parzialmente una pellicola senza bisogno della camera oscura. Sul lato destro, all’interno di una guaina metallica, scorre un’affilatissima lametta a forma di uncino comandata da un pomello esterno, che permette di tagliare agevolmente il film senza aprire il dorso. A questo punto si effettuano un paio di scatti a vuoto ed avremo i fotogrammi già esposti protetti nel caricatore ricevente, e la pellicola vergine in quello originale.

Sulla calotta troneggia il pentaprisma intercambiabile, il cui cursore di sblocco si trova sul frontale, sotto al marchio Exakta. Il selettore dei tempi è posizionato sulla sinistra, e va sollevato e ruotato nel senso indicato dalla freccia per impostare il tempo desiderato. Per quelli più lunghi di 1/30 si utilizza la ghiera sulla destra, della quale parleremo tra poco. La leva di carica rapida ha una corsa di ben 235° (comunque ridotta rispetto ai 300° dei modelli precedenti) e coassialmente troviamo il contapose ad azzeramento manuale i cui numeri sono visibili in sottoscorrimento attraverso una finestrella, costituita da una debole lente d’ingrandimento che contribuisce ad aumentarne la visibilità. Dopo aver inserito la pellicola, ed effettuati i primi scatti a vuoto, occorre ricordarsi di portare il contapose sulla posizione “0”, ruotando in senso antiorario il disco dentato dove sono riportati i numeri. Il pulsante cromato posto tra leva di carica e ghiera dei tempi serve per lo sblocco del meccanismo di avanzamento del film. Sul lato destro una grossa ghiera che comanda un meccanismo ad orologeria, serve ad impostare i tempi lunghi (numeri neri) e l’autoscatto (numeri rossi). Occorre prima di tutto caricare l’otturatore, poi ruotare la ghiera in senso orario fino all’arresto. Se vogliamo utilizzare i tempi lunghi bisogna impostare il selettore dei tempi – a sinistra del pentaprisma – sulla posa B, poi selezionare uno dei tempi di colore nero sollevando la corona esterna e facendo coincidere la piccola tacca presente su di essa con il tempo desiderato. Coassialmente troviamo un promemoria per la sensibilità della pellicola in uso, espressa in ASA e in DIN. Un minuscolo oblò sull’estremità destra della calotta segnala il regolare scorrimento della pellicola. Sul frontale troviamo – come già accennato – lo sblocco per i mirini intercambiabili e tre prese coassiali per flash (X per lampeggiatori elettronici, F ed FP per lampade-lampo). A fianco del piccolo bocchettone la levetta di sblocco per l’obiettivo e – più in alto – il pulsante di scatto, fornito di presa filettata per il flessibile, e di un blocco di sicurezza costituito da un cappuccio metallico. Gli obiettivi “automatici” per l’Exakta possiedono una grossa protuberanza sul fianco del barilotto, munita di un pulsante che va a posizionarsi davanti a quello di scatto sul corpo macchina. Premendolo si provoca la chiusura del diaframma nella posizione di lavoro, un attimo prima che parta l’otturatore. Nel fondello troviamo tre cilindretti metallici, che servono anche da appoggio per la fotocamera. Quello centrale, in posizione avanzata verso il bocchettone, ospita la presa filettata per il treppiede; quello laterale, posto verso il chiavistello d’apertura del dorso, un promemoria per il tipo di pellicola utilizzata; il terzo è in realtà il manettino di riavvolgimento, estraibile per consentire l’agevole rimozione del caricatore. Il pomellino attiguo aziona – estraendolo – la taglierina interna per il film parzialmente esposto.

L’Exakta è una reflex modulare, e come tale consente l’intercambiabilità dei mirini. Può essere equipaggiata con il semplice mirino a pozzetto per la visione dall’alto, munito di lente d’ingrandimento per una messa a fuoco di precisione; oppure di un pentaprisma per la visione ad altezza dell’occhio. Ma esistono anche diversi modelli di pentaprisma esposimetrico: una versione con cellula esterna al selenio e mirino supplementare prodotta dalla stessa Jhagee; il Travemat, prodotto (in tre versioni) dalla Schacht di Ulm, con cellula TTL al CdS; l’Examat, sempre con cellula TTL al CdS, prodotto dalla Harwix di Berlino. Questi ultimi utilizzano una pila al mercurio tipo PX-13 per l’alimentazione.  Esiste anche un mirino specifico per macro e microfotografia, costituito da un pozzetto munito della stessa baionetta degli obiettivi, dove si innesta una lente d’ingrandimento che consente una visione chiara e dettagliata della scena inquadrata.

La gamma degli schermi di messa a fuoco – facilmente intercambiabili senza l’ausilio di strumenti particolari – spazia dai vetrini generici (semplicemente smerigliati, oppure muniti di lente di Fresnel e microprismi e/o telemetro ad immagine spezzata), a quelli per usi specifici (reticolati, ecc.).

Traguardando il mirino – non proprio luminoso se giudicato con gli standard odierni – appare in alto a destra una paletta rossa in plastica trasparente, che segnala la necessità di caricare l’otturatore.

La VX 1000 possiede un classico otturatore meccanico con tendine in tela gommata a scorrimento orizzontale. I tempi vanno da 1/30 ad 1/1000 di secondo più la posa B e T. Quest’ultima consente di mantenere aperto l’otturatore, fino a quando non si agisce di nuovo sul pulsante di scatto. Tramite il meccanismo ritardatore posto sulla destra della calotta (la procedura di funzionamento è illustrata precedentemente) è possibile impostare i tempi lunghi, da 12 secondi interi ad 1/8 di secondo (numeri neri).  Sempre tramite la stessa ghiera è possibile impostare l’autoscatto: in questo caso bisogna utilizzare i numeri marcati in rosso, differenziando la procedura se si intende usufruire di tempi veloci (da 1/30 ad 1/1000 di secondo) o lenti (da 1/4 a sei secondi interi). Nel primo caso si imposta il tempo desiderato sulla relativa ghiera (a sinistra del pentaprisma), poi basta caricare – in successione – l’otturatore ed il meccanismo ritardatore, portare la tacca di riferimento di quest’ultimo su di un qualsiasi numero di colore rosso e scattare. Nel secondo caso occorre impostare la posa B sulla ghiera dei tempi, poi procedere come nel caso precedente, impostando però il numero di colore rosso corrispondente al tempo di posa desiderato. In entrambi i casi si otterrà un ritardo di circa 12 secondi.

Un’avvertenza importante. Utilizzando il meccanismo di ritardo – per i tempi lunghi o per l’autoscatto – occorre disinserire il meccanismo di apertura automatica del diaframma posto sull’obiettivo, altrimenti i fotogrammi verranno esposti a tutta apertura. Negli obiettivi Carl Zeiss (o aus Jena) bisogna premere la corona zigrinata che circonda il pulsante di scatto e ruotarla in senso antiorario.

 Le conclusioni…

L’Exakta è una vera reflex a sistema, dotata di uno sterminato numero di obiettivi ed accessori per ogni genere fotografico: Carl Zeiss Jena, Schneider, Rodenstock, Meyer, Enna, Isco, Kilfitt, Angenieux, Berthiot, sono le principali fornitrici di ottiche, oltre a diverse marche nipponiche. Certo la concezione di questa fotocamera è piuttosto antiquata, rimasta praticamente fedele a se stessa nell’arco di trent’anni, dalla presentazione della Kine Exakta nel 1936 a quella della VX 1000 avvenuta alla Photokina di Colonia del 1966. La “spinta propulsiva” – che pure c’è stata – si dimostra però esaurita negli anni sessanta, se si considera che la maggiore novità offerta dalla VX 1000 è il ritorno automatico dello specchio, in un periodo in cui le reflex nipponiche conquistano sempre maggiori quote di mercato grazie ai prezzi competitivi ed alla loro innovazione tecnologica. A chi può interessare oggi una reflex come l’Exakta?

 

 Sicuramente ai collezionisti del marchio di Dresda ma – dato il valore di mercato ancora oggi accessibile – anche al semplice appassionato che voglia tornare a ragionare con la sua testa sull’uso dei tempi e dei diaframmi. Ché in fondo la fotografia a questo si riduce: al rapporto tra questi due parametri. Oggi computer e fotocellule sempre più complessi, strabilianti sistemi autofocus, valutano e decidono al nostro posto il da farsi. Una reflex come l’Exakta insegna a ragionare, a valutare “ad occhio” (o grazie ad un esposimetro) la luminosità di una scena. Senza contare il piacere di maneggiare un oggetto “concreto”, con soluzioni puramente meccaniche alla base del suo funzionamento, e non un conglomerato di plastiche “hi-tech” asservito a costose batterie. Inoltre obiettivi ed accessori sono ancora oggi facilmente reperibili, data l’enorme diffusione del sistema, spesso a buon mercato. 

Scheda tecnica

 

 

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