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Una
delle tipologie più affascinanti è certamente quella delle macchine
con messa a fuoco mediante telemetro; la facilità di messa a fuoco, la
visione di ciò che si riprende anche durante lo scatto, la
silenziosità data dalla mancanza del movimento dello specchio fanno di
queste un mito inarrestabile. Basti citare la Leica nel formato 35mm e
la Mamiya 7 nel medio formato per capire quanto queste macchine siano
ancora attuali al 100% soprattutto nelle mani di professionisti. Ma
proprio qui sta il punto; oggi queste macchine sono spesso la scelta
dei professionisti o, quantomeno, dei cosiddetti “fotoamatori
evoluti”. Non per un mercato di massa per capirci.
Le
cose non stavano così negli anni 60’ e 70’ del secolo appena finito;
allora invece molte case produssero eccellenti macchine a telemetro
per pellicola 35mm e con ottica fissa dedicate ad un mercato molto
vasto. Ricordiamo in fretta la gamma delle Canon Canonet, le Minolta
Hi Matic, le Olympus 35 , le Ricoh 500, le Petri 7 ed ES, le Yashica
MG, le Zeiss Ikon S 312 e tante altre per cui l’elenco sarebbe
veramente lungo. Naturalmente anche Rollei volle competere in questa
nicchia di mercato e fu così che, nel Dicembre del 1974, fece la sua
comparsa sul mercato la XF 35. Questa macchina ebbe il compito di
inaugurare una famiglia di macchine a telemetro basate su un corpo
leggero, talvolta con predominio di plastica stampata, un telemetro
accoppiato ed un’ottica dalle onorevoli prestazioni, il tutto dedicato
ad un mercato amatoriale. La prima rappresentante di questa famiglia
fu appunto la
Rollei XF
35 ed è forse l’unica che vale la pena di ricordare per le sue
doti qualitative.
La macchina fu costruita in ben 254.000
esemplari oltre a 59.200 marcati “Voigtlander VF 135” sempre negli
stabilimenti orientali del Gruppo e quindi sempre Made in Singapore.
La dotazione tecnica è caratterizzata da un’esposizione automatica
“programmata” basata su un esposimetro al Solfuro di Cadmio (CDS) e
su un otturatore centrale Copal con tempi da 1/30 ad 1/650 più la posa
B. L’esposimetro, alimentato da una batteria al mercurio PX 625 da
1,35 volts, è tarato per sensibilità da 15 a 27 DIN - 25/400 ASA . La
cellula dell’esposimetro si trova proprio sulla parte frontale del
barilotto dell’obiettivo, sul lato sinistro, mentre sul lato opposto
vi è una finestrella con i valori DIN/ASA della pellicola in uso;
poiché non esiste pulsante di accensione, l’esposimetro è sempre
attivo per cui è buona norma coprire l’obiettivo con l’apposito tappo
in modo da preservare energia.
La
disponibilità di autoscatto con ritardo di 10 secondi e slitta flash
con contatto caldo arricchiscono la dotazione; il flash è pilotato
automaticamente ed è necessario impostare preventivamente il suo
numero guida sul corpo macchina. Vera ed assoluta ciliegina sulla
torta è rappresentata dall’ottica; nientemeno che un
Sonnar
40mm. con luminosità f.2,3!
La
base telemetrica di questa macchina è abbastanza corta e la distanza
di messa a fuoco minima è di 1 metro, tuttavia la messa a fuoco è
molto agevole grazie ad un telemetro il cui cerchio luminoso
giallo/verde è ben visibile nel mirino; sono inoltre presenti in una
scala sulla destra del mirino i valori di tempo e diaframma che il
programma imposta di volta in volta. Alla base di tale scala zona
rossa di allarme per sottoesposizione.
La
macchina è leggera (250 gr.) ed estremamente compatta, quindi
comodissima da impugnare; a differenza di altre della famiglia, la XF
35 ha una struttura in alluminio verniciato in nero ed è quindi
estremamente robusta pur nella sua leggerezza. Sul tettuccio troviamo
il manettino per il riavvolgimento del film oltre alla leva di
avanzamento ed al pulsante di scatto; questi ultimi hanno sinceramente
una rumorosità abbastanza scoraggiante nei propri movimenti. Tuttavia
non ho mai notato nessun malfunzionamento in una macchina che ha tutto
sommato 30 anni di vita; sul pulsante di scatto è stata ricavata la
filettatura per lo scatto flessibile e, subito sulla destra della leva
di avanzamento, c’è la finestrella con il contapose additivo. Il vano
batteria è ospitato sul fondello e vi si accede per mezzo di un
classico coperchietto a vite; su questo lato della macchina è presente
anche il pulsantino di sblocco per il riavvolgimento pellicola.
Ed è
tutto qui.
E’
certamente doveroso precisare che siamo a distanze siderali da sua
maestà Leica, ma ciò è anche normale in quanto progettualmente si era
voluto creare un oggetto di massa, pur caratterizzato da un’ottima
qualità generale. E l’obiettivo prefissato fu totalmente raggiunto;
infatti è sorprendente verificare come, alla prova dei fatti, la
macchina garantisca prestazioni davvero ottime. Se non vi è da
sorprendersi per le prestazioni ottiche, pur se Made in Singapore ma
parliamo sempre di un Sonnar, si resta invece meravigliati per la
risposta davvero appropriata dell’automatismo di esposizione. Le foto
scattate dimostrano sempre un eccellente saturazione, forse
leggermente tendente alla sottoesposizione; ma ciò può dipendere dal
tipo di batteria usata in quanto le moderne PX 625 A, ovvero le
alcaline da 1,5 volts, generano una misurazione lievemente scorretta.
Ma adoperando le “Wein Zinc Air Cells” o l’adattatore che permette di
usare le comuni pile all’ossido d’argento S 76 da 1,5v riducendone il
voltaggio si potrà usare con grande soddisfazione una onestissima
Rollei a telemetro con garanzia di ottimi risultati.
Roberto
Mirandola
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